Cosa sono gli NFT? In quest’articolo faremo una panoramica su questo mondo ancora sconosciuto ai più, soprattutto qui in Italia. Un mondo sconosciuto ma del quale sentirete parlarne sempre più spesso: potete esserne certi!

Cosa significa NFT?

NFT significa non fungible token, letteralmente “gettone non fungibile”.

Per “non fungibile” si intende qualcosa – fisico o digitale non conta – che non sia non perfettamente sostituibile, e che non sia replicabile.

All’opposto, un oggetto è fungibile con un altro quando è totalmente indifferente per chiunque possedere una determinata unità piuttosto che un’altra unità.

Facciamo un esempio.

Se sul vostro conto online ricevete un bonifico da 100 euro da X e 100 euro da Y, quei primi 100 euro sono perfettamente fungibili con quegli altri 100 euro.

È impossibile – e concettualmente non ha nemmeno senso – distinguere un euro sul vostro conto corrente da un altro euro, che sono appunto fungibili. O un bitcoin rispetto ad un altro bitcoin.

Ma due NFT, anche se possono avere lo stesso valore di mercato, sono due oggetti unici, non intercambiabili e quindi non fungibili.

Un NFT per sua natura è quindi un oggetto unico, e di conseguenza non è divisibile, nel senso di non frazionabile. Un bitcoin, e in generale qualsiasi critpovaluta, è frazionabile: posso acquistare un decimo di bitcoin, o un centesimo, e così via. Ma è impensabile dividere un NFT in frazioni.

Un parallelo col mondo fisico: 10 euro sono divisibili in unità da 1 euro. Un’opera d’arte su tela, invece, non è frazionabile: proprio come un NFT.

Il concetto di non fungibilità

Restiamo per un momento nel mondo fisico. E prendiamo in considerazione due opere d’arte.

Anche se le due opere d’arte sul mercato hanno lo stesso valore, non per questo sono fungibile tra loro, perché sono due oggetti che possono distinguersi. Anche se fossero due dipinti con lo stesso soggetto realizzati dallo stesso artista.

Avere lo stesso valore non significa essere fungibili: sono due concetti da non confondere.

Ovviamente nella realtà fisica tra un qualcosa di perfettamente fungibile, come due monete da un euro appena coniate, e qualcosa di perfettamente non fungibile, come due opere d’arte, ci possono essere infinite… gradazioni.

Una banconota da 50 euro è fungibile con un’altra banconota da 50 euro? Si, perché per chiunque è – in teoria – del tutto irrilevante avere in portafoglio quella banconota da 50 euro piuttosto che quell’altra. Ma se quell’altra è un po’ troppo stropicciata… le cose si complicano un po’.

Lasciamo stare, qui non ci interessa approfondire più di tanto. Torniamo alla dimensione digitale, dove per fortuna le cose si semplificano. I bitcoin, le criptovalute più diffuse, sono l’incarnazione perfetta della fungibilità, e all’opposto gli NFT sono l’incarnazione perfetta della non fungibilità.

Cosa sono gli NFT? Asset digitali

Chiarito il concetto di non fungibilità degli NFT, vediamo ora di capire esattamente cosa sono.

Gli NFT sono asset, ovvero risorse per le quali c’è una proprietà ben definita.

Chiariamo un attimo il concetto di asset. In un bilancio di un’azienda, per intenderci, definiamo asset tutte quelle voci che appaiono come attività di proprietà dell’azienda, sul lato sinistro del classico “balance sheet”: immobili, cassa, impianti, marchi, brevetti, partecipazioni in altre aziende, etc.

Ovviamente non sono solo le aziende a possedere degli asset: esistono anche gli asset personali, come una casa o un’automobile.

Gli NFT sono, per l’esattezza, asset digitali, quindi intangibili, che vivono su internet. E hanno come contenuto tutto quello che potete immaginare come possibile contenuto di un file: immagini, audio, video, GIF, memes, etc.

Ma come è possibile che un qualcosa di digitale, che vive su internet, sia un asset e quindi appartiene a qualcuno?

A questo, per gli NFT, ci pensa la tecnologia blockchain, che certifica l’autenticità e la proprietà di tali asset con una sicurezza precedentemente impensabile.

NFT e tecnologia blockchain

La tecnologia blockchain non solo certifica che quell’asset digitale è autentico, e ci dice a chi appartiene. Ci consente anche di tracciare in maniera immodificabile tutti i passaggi di proprietà dell’NFT. Al contrario di un quadro, per il quale può essere difficile ricostruirne i passaggi di proprietà, per un NFT questo non è un problema.

Inoltre la tecnologia blockchain garantisce non solo la autenticità del NFT, ma anche la non replicabilità, il che rende l’NFT non fungibile. Per intenderci, un NFT non è un file per il quale potete fare un “copia e incolla”.

La blockchain, letteralmente “catena a blocchi”, è infatti un po’ come un registro digitale che contiene informazioni inalterabili e crittografate. Un registro digitale, inoltre, non collocato in un unico nodo della rete e non controllato da un’entità centrale, ma dislocato in una molteplicità di nodi.

Proprio questa nuova tecnologia ha reso possibile la nascita dei non fungible tokens.

In cosa consistono concretamente gli NFT

Abbiamo già detto che gli NFT sono asset che contengono file digitali, e quindi immagini, video, audio, etc. Sono molteplici, di conseguenza, i motivi per cui si creano NFT, per cui poi esistono diversi segmenti di mercato.

Nella maggior parte dei casi si tratta di immagini digitali, e infatti gli NFT sono solitamente utilizzati per fungere da opere d’arte. Ne parleremo a brevissimo.

Oppure per fungere da oggetti collezionabili: Panini, nota in Italia per il classico “albo calciatori”, negli Stati Uniti produce ad esempio trading card digitali, tramite NFT, relative a sport come il basket o il football.

Gli NFT vengono creati anche per sviluppare oggetti digitali da utilizzarsi nell’ambito di popolari piattaforme di videogiochi. O possono contenere file audio, come brani musicali, o file video, e quindi fungere da opere di videoarte.

Sotto, un NFT che sarà presto disponibile nello store di Panini Usa ad un prezzo di $ 100.000.

cosa sono gli nft blockchain PaniniChe valore hanno gli NFT

Da zero sino a svariati milioni di dollari. Ma questo non ha nulla a che fare col costo di produzione dell’NFT.

Per creare un NFT c’è un costo, perché usare la tecnologia blockchain non è come quando producete sul vostro PC un file in Powerpoint o Photoshop, per intenderci.

Il costo per “coniarli” (in inglese si parla infatti di minting) non è però altissimo. In genere si misura in centinaia di dollari.

A questo andrebbe aggiunto il costo corrispondente al lavoro fatto per realizzare il file digitale, prima che sia incapsulato in un NFT. Questo dipende da cosa ho creato, il tempo necessario, etc. Un artista, per realizzare un’opera d’arte digitale, può impiegare pochi minuti (se è una fotografia, ad esempio) o anche parecchie ore.

E nel caso di Panini, per realizzare una trading card digitale che rappresenta un campione di football, ci sono dei diritti da pagare alla NFL.

Insomma, i costi di produzione, al di là del “conio”, sono estremamente variabili, ma questo conta ben poco nella determinazione del valore e quindi del prezzo di un NFT. Ciò che conta veramente è la domanda.

Cosa determina il prezzo di un NFT

Per capire cosa davvero determina il valore di un NFT, che – come detto – può andare da zero sino a milioni di dollari, pensiamo a quanto accade nel mercato degli oggetti fisici non fungibili per eccellenza: le opere d’arte, come ad esempio quadri o sculture. Perché non è poi così diverso.

Se io prendo una tela, la dipingo con un unico colore, poi faccio una fessura in mezzo con un taglierino, ho speso pochissimi euro per la realizzazione, ma poi la mia opera d’arte varrà zero. Perché non c’è domanda: non c’è nessuno disposto a pagare nemmeno un centesimo di euro.

Ma la stessa cosa, fatta da Lucio Fontana nel secolo scorso, può valere oggi anche oltre un milione di euro.

Gli NFT alla fine, lo state intuendo, sottostanno alle stesse regole dei beni fisici non fungibili. Perché sia per un’opera d’arte fisica sia per un’opera d’arte digitale su NFT scatta la legge della scarsità.

Abbiamo così un bene unico dal lato dell’offerta, e questo si combina in maniera micidiale col fatto che ci possono essere più operatori economici che attribuiscono a quell’oggetto un valore, e che sono in competizione tra loro per avere quell’oggetto non fungibile. Che sono disposti a pagare quello, proprio quello, e nessun altro anche se apparentemente molto simile.

Questi operatori creano una domanda, ma essendo – direbbero gli economisti – la curva dell’offerta perfettamente anelastica, il prezzo può schizzare a livelli impensabili.

Tutto dipende da quale sia il valore percepito per quell’oggetto. Questione soggettiva, voi direte. Vero. Ma anche la realtà fisica è fatta di percezioni che si tramutano in valore e quindi in transazioni economiche.

E poi, attenzione, non stiamo parlando di percezione soggettiva, del singolo individuo, ma di percezione collettiva, condivisa tra più individui.

E una percezione collettiva diventa qualcosa di terribilmente oggettivo.

Se ci pensate bene, quale regola dice che un diamante ha un valore intrinseco? Un diamante ha un prezzo, anche notevole, in quanto ci sono persone che attribuiscono valore ad una struttura cristallizzata di carbonio, e sono quindi disposte a spendere – e non poco – per possedere questi minerali.

Il valore di un diamante, di un lingotto d’oro, di un’opera d’arte, di un francobollo rarissimo, non dipendono da una funzionalità oggettiva, ma dalla percezione collettiva che crea una domanda. Domanda che, incontrando la legge della scarsità, può portare a quotazioni che a volte sembrano sfidare il buonsenso.

Sotto, lo splendido esempio di videoarte realizzato per un NFT dall’artista italiano Giuseppe Lo Schiavo. 

Un NFT da 69 milioni di dollari

La stragrande maggioranza degli NFT ha un valore prossimo a zero o vale pochi dollari, proprio come la stragrande maggioranza delle opere d’arte fisiche o delle figurine da collezione. Ma un numero ristretto ha un valore, sul mercato, che può sorprendere, sino ad alcuni casi clamorosi che fanno notizia.

Il più celebre è quello dell’opera d’arte “Everdays: the first 5000 days”, un NFT battuto in un’asta di Christie’s nel marzo di quest’anno per oltre 69 milioni di dollari. Beeple (al secolo Mike Winkelmann), autore dell’opera, è divenuto così all’improvviso – con una sola asta – il terzo artista vivente più quotato al mondo in termini di valore complessivo raggiunto nelle aste, superato solo da David Hockney and Jeff Koons!

Ricordiamo che l’opera aggiudicata a quasi 70 milioni di dollari consiste in un gigantesco collage su NFT composta da ben 5.000 opere digitali, create quotidianamente da Beeple nell’arco appunto di 5.000 giorni, a partire dal 2007. Un lavoro creativo titanico, occorre ammetterlo. Sotto una delle straordinarie 5.000 immagini.

cosa sono gli NFT non fungible token

Per visionare lo straordinario collage completo, venduto come un unico NFT ad un prezzo da World Guinness of Records, potete consultare la pagina della casa d’aste Christie’s. Per una panoramica sui principali artisti che stanno esplorando le nuove forme d’espressione rese possibili con gli NFT, segnaliamo invece l’articolo dedicato alla crypto art.

Il mercato globale degli NFT

Per quanto sia solo un mercato emergente, i valori in questo mercato sono già ragguardevoli. Per quanto possiate essere scettici, ci sono tanti zeri che sono numeri che non possono essere ignorati.

La rivista Forbes ha recentemente riportato che il totale delle transazioni raggiungerebbe nell’anno in corso, il 2021, qualcosa come $ 23 miliardi, dato proveniente dal monitoraggio effettuato dalla società DappRadar.

Se considerate che lo stesso monitoraggio dava un totale di $ 100.000 nel 2020, stiamo parlando di una iperbolica crescita del +22.900% (attenzione: non 22 virgola 8).

In altri termini, il mercato nel 2021 ha visto in media un valore di transazioni che in soli 2 giorni supera il valore dell’intero anno precedente.

Siamo di fronte alla classica bolla speculativa? 

Parlare di file digitali con valori importanti può certamente far sorridere alcuni di voi. Altri giustamente penseranno che queste cifre iperboliche facciano intravedere la classica bolla speculativa che potrebbe sgonfiarsi da un momento all’altro.

Ma è anche vero che il mercato continua a crescere, e le file degli appassionati collezionisti di NFT continuano a ingrossarsi. E che, come tutte le grandi innovazioni, sono qui per restare, al di là dei normali “incidenti “da crescita” caratteristici delle nuove tecnologie.

Ricordo ancora quando vent’anni fa qualcuno, al primo accenno dello sgonfiamento della bolla della dot-com economy, sorrideva beffardo dicendo che internet stava per… tirare le cuoia. Come se si trattasse di una moda passeggera.

“Ve lo avevo detto che questa cosa dei siti non poteva durare!”

E al momento sembrava quasi avere ragione, vedendo all’improvviso tante società e siti internet volatilizzarsi nel nulla uno dopo l’altro, bruciando miliardi e miliardi di dollari.

Ebbene, chi aveva pronunciato quella frase aveva ragione nel brevissimo periodo, ma torto marcio nel lungo periodo. Oggi la nostra vita quotidiana, il mondo economico e sociale in cui viviamo, sarebbe impensabile senza internet.

Quale valore ha allora realmente il mercato degli NFT?

Impossibile oggi affermarlo, per un mercato così acerbo. Ma credo che dobbiamo tutti ascoltare le parole di Vignesh Sundaresan, l’uomo che si è aggiudicato per $ 69 milioni l’NFT di Beeple al termine dell’asta di Christie’s. Sono parole che mostrano equilibrio e onestà:

Non penso che i NFT manterranno questo livello di entusiasmo per sempre. Il mercato si dividerà. Ci saranno oggetti di altissimo valore economico e un’infinità di contenuti di poco conto.

Insomma, se ci sarà un giorno uno sgonfiamento dei valori, questo potrà fare solo del bene, contribuendo a rendere più razionale e stabile un mercato oggi ancora troppo acerbo, ma che un giorno potrebbe diventare un’area di investimenti alternativi, da prendere in seria considerazione per molti.

Infine, da non ignorare la potente possibile ibridizzazione tra questi asset e le attività di branding e di marketing delle aziende. Alcuni primi casi pionieristici di iniziative di branding basate sull’emissione di NFT si sono già osservati nella seconda metà del 2021, e i nomi sono di quelli che fanno riflettere: Nike, Coca-Cola, Adidas.


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