Nel mio precedente articolo “Come generare creativamente idee nel processo di Design Thinking” avevo illustrato come occorra separare la fase della generazione creativa di idee, quella in cui massimizzare il numero di idee indipendentemente dalla loro fattibilità (indossando il cappello verde di Edward de Bono), dalla fase successiva di valutazione e selezione delle idee (cappello bianco), in cui si restringe il numero di opzioni (soluzioni al problema) a quelle da valutare seriamente tramite prototipazione e validazione.

Ovvero, prima si mette in moto il pensiero divergente, che allarga lo spettro di soluzioni, e successivamente il pensiero convergente, che restringe il numero a quelle da valutare concretamente. Prima conta la quantità, solo poi la qualità.

Ma quante idee si possono generare, nella fase della quantità, quella propriamente creativa? Più di quante immaginiate, soprattutto se il team impara davvero a rimandare giudizio, analisi, critica, al momento successivo (pensiero convergente).

Facciamo un piccolo test. Entriamo in una situazione di problem-solving (il campo d’azione di ogni processo di creatività nel design thinking), ma con un problema banale, di una semplicità estrema, rappresentabile con uno sketch. Dobbiamo attraversare un profondo fossato per raggiungere l’oggetto dei desideri.

La creatività nel Design Thinking

In realtà vi ho teso una piccola trappola, e lo scoprirete alla fine dell’articolo (trappola a fin di bene!).

Iniziate a generare idee. Come risolvere il problema? Partiamo dalle cose immediate.

Volare, certo: possibile farlo con una mongolfiera, ma anche un elicottero, un dirigibile, un aereo, un missile, un jet… Saltare: con un bella corsa, o con la tecnica del salto con l’asta. E poi ovviamente costruire un ponte. Sopra ho sintetizzato in 3 disegni, ma se ci pensate bene vedrete che sono già dei raggruppamenti di più soluzioni (ricordate? dirigibile, aereo, elicottero…), che in realtà sono già decine.

Ma continuiamo!

Passare sospesi su una corda, farsi lanciare passivamente (con una fionda, ma anche un cannone, o una catapulta), o costruire una sorta di meccanismo simile ad una giostra rotante. Finite le idee? Dai, fate un piccolo sforzo.

Riempire il fossato con materiale solido: asfalto, pietrisco, cemento, sabbia, polistirolo, etc. per poi passarci sopra. Oppure riempire d’acqua per nuotare, attraversare con un canotto, etc. Oppure scendere giù con scale o corde e poi risalire. Se provate a contare quante idee potenzialmente sono già emerse, vedrete che il numero inizia a essere importante. Ma si può fare di più.

Agganciare l’oggetto lanciando un amo con una canna da pesca, o con un bastone uncinato, oppure attrarre l’oggetto con una potente calamita (dai, cominciamo a metterci un po’ di immaginazione in più), o catturare l’oggetto con arco e freccia, o con un arpione… Davvero tante possibilità. E ancora….

Saltare con una potente molla o con scarpe molleggiate, scendere e risalire con attrezzatura da provetto alpinista o con tecniche di free climbing, o costruire un comodo tunnel che ci porti all’oggetto dei desideri. So bene che nel vostro cervello (lato sinistro) scatta ogni tanto una reazione critica, è normale e va bene così, ma ricordate che il giorno in cui sarete coinvolti in un processo creativo, sarà bene lasciare disattivato il lato sinistro e al contrario lasciare campo libero al lato destro. Insomma, non tirate via il cappello verde di Edward De Bono! Ora, ultimo sforzo creativo…

Qui davvero scateniamo la creatività! Si potrebbe trovare un percorso del tutto alternativo, senza avere alcuna necessitò di attraversare il fossato. Oppure metterci in contatto con degli alleati dall’altra parte del fossato che con una catapulta ci spediscano l’oggetto dei desideri (magari sarà bene scansarsi in tempo). E – perché no – servirci di una prodigiosa macchina spazio-temporale!

Ebbene, come vedete il numero di idee che ho generato nello scrivere l’articolo non è così limitato, ma sono certo di due cose. Primo, qualcuno di voi avrà avuto ulteriori idee, anche migliori delle mie. Secondo (connesso al primo), in team si lavora meglio, e se avessi fatto questo esercizio creativo insieme con alcuni di voi, avremmo prodotto una gamma di idee immensamente superiore.

A questo punto qualcuno di voi dirà: e la trappola? Dov’era?

Ecco, un punto fondamentale del processo di design thinking è la definizione del problema. Da questo dipende tutto. Non sono possibili risposte valide se la domanda iniziale è mal posta. Qual è in questo caso il problema? Attraversare il fossato?

O forse il vero problema è impossessarci dell’oggetto dei desideri (e non “attraversare il fossato“), oggetto che non è necessariamente solo quel cubo al di là del fossato? E se ci fosse un cubo altrettanto interessante da raggiungere più facilmente, con minori risorse, o in meno tempo?

E se riformulassimo la domanda iniziale (definizione del problema) e scoprissimo di conseguenza che la soluzione migliore è invece… questa?

La creatività nel Design Thinking

Quindi, prima di tuffarci nella fase di Ideazione, verifichiamo che il problema sia stato correttamente identificato e definito. Diversamente, si sa, vale il detto “garbage in, garbage out“. Ma avremo modo di riparlarne…

 

Se avete bisogno di chiarirvi le idee sul concetto di Design Thinking, vi consiglio la lettura dell’articolo “Che cosa è il Design Thinking“.

Hai dubbi o domande riguardo la creatività nel Design Thinking? Commenta o contattami!


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