Nell’hype che è sorto intorno al mondo degli NFT nel 2021 e che non accenna a diminuire, emergono di tanto in tanto anche notizie curiose, a volte bizzarre, ma sempre molto interessanti per comprendere le potenzialità di questo nuovo strumento.
Per chi fosse del tutto a digiuno sull’argomento, ricordiamo cosa sono gli NFT.
NFT è un acronimo che sta per non-fungible token. Gli NFT sono quindi token, che potremmo intendere come gettoni digitali, che certificano la proprietà di un qualcosa, generalmente file di immagini, video, audio (ma non solo). Qualcosa di unico, non fungibile (mentre ad esempio un Bitcoin è perfettamente fungibile: un Bitcoin è identico ad un altro Bitcoin, ed è irrilevante possedere quel Bitcoin o quell’altro Bitcoin).
Altra importante caratteristica degli NFT è che le loro transizioni vengono gestite sulla blockchain. Non sono un normale file digitale, perché la proprietà di un NFT, e i suoi passaggi di proprietà, vengono autenticati e certificati pubblicamente sulla blockchain.
Per approfondimenti potete scoprire di più sull’articolo “NFT: cosa sono ….” sempre su questo blog.
Ma partiamo ora in questo viaggio attraverso dieci curiosità selezionate per voi.
Nell’immagine di copertina, uno degli NFT lanciati dalla celebrity Paris Hilton.
1. Non-fungible token multimilionari
In un precedente articolo avevamo già raccontato dell’NFT intitolato ” Everydays: the first 5000 days” dell’artista Beeple, al secolo Mike Winkelmann. Un NFT , venduto in un’asta di Christie’s nel marzo 2021 all’incredibile cifra di 69 milioni di dollari.
Come potete immaginare, si è trattato di un evento che ha avuto una risonanza planetaria, anche al di fuori del mondo degli appassionati di crypto arte. Facendo scoprire a molti una realtà sino ad allora ignorata.
Un nuovo record è stato stabilito recentemente, esattamente nel febbraio 2022, per la più alta cifra mai pagata per il singolo NFT di una collezione. Si tratta del numero #5822 dei CryptoPunks (sotto), passato di mano a qualcosa come 8.000 Ether, pari a oltre 21 milioni di euro.
Dei CryptoPunks ne riparleremo più avanti, raccontandovi di una complessa vicenda legale in corso.
2. Le grandi opere d’arte del passato diventano non-fungible token
A fianco dello sviluppo della crypto art, ovvero dell’arte nativa sugli NFT, sta recentemente emergendo un nuovo possibile trend: la digitalizzazione di grandi opere fisiche per dar vita a NFT da collezione.
Uno dei pionieri è stato il museo Viennese Belvedere, che ha trasformato il celebre “The Kiss” di Gustav Klimt in un’immagine digitale in altissima risoluzione, quindi ripartita in 10.000 tasselli, ognuno dei quali è diventato un NFT numerato e in copia unica, venduto a €1.850 ciascuno.
I possessori hanno potuto inserire poi una dedica alla persona amata, in occasione del giorno di San Valentino 2022. Sotto, un tassello del capolavoro come appare in uno dei 10.000 NFT.
3. Nasce il primo museo fisico di non-fungible token al mondo
In diversi ambienti virtuali tridimensionali, come Decentraland, già accade che le opere di crypto art su NFT siano esposte all’interno di gallerie.
Ma due appassionati di crypto art, Jennifer Wong e Peter Hamilton, hanno voluto seguire un percorso diverso, e offrire uno spazio anche fisico alla comunità degli artisti e degli appassionati degli NFT. È così nato il Seattle NFT Museum, inaugurato nel gennaio 2022: il primo museo reale per l’arte su NFT.
4. Ristoranti: l’NFT è servito
I non-fungible token trovano una loro applicazione non solo nell’ambito dell’arte ma anche come utility. I possessori di un NFT possono così avere diritto ad alcuni servizi o vantaggi, e questo può essere pensato non solo per la dimensione digitale ma anche per la dimensione fisica.
Ha fatto notizia l’apertura, nel gennaio 2022, di un ristorante a Manhattan, il Flyfish, che si è autoproclamato world’s first NFT restaurant.
Cosa avviene esattamente? Gli NFT non sono, in questo caso, opere d’arte, ma token digitale che danno diversi diritti, tra i quali accedere ad una sala riservata oppure godere di un menu speciale. In sostanza disporre di uno di questi NFT equivale al possedere la tessera d’accesso ad una sorta di club esclusivo.
Il Flyfish ha venduto 1,500 NFT, incassando complessivamente $15 milioni. Gli NFT sono stati collocati in origine a prezzi intorno agli $8.000 ma quelli rivenduti sul mercato secondario hanno raggiunto quotazioni sui $22.000.
Notizia più recente: il primo ristorante in Italia che proverà a replicare lo stesso modello. Si tratta dell’Oishi Japanese Kitchen, di Pescara, già citato sulla Guida Michelin. L’innovazione che sarà sperimentata consiste nell’emissione di NFT che fungeranno da “VIP pass”, e che saranno acquistabile sul marketplace Opensea.
Come spiega lo stesso ristorante sul sito, l’NFT: “offrirà l’opportunità di accedere a una serie di attività esclusive”, e i possessori “avranno accesso a piatti fuori menu, scontistiche riservate […] possibilità di pagare in cripto valute…”
5. Un tartufo nella blockchain
Un esempio un po’ più bizzarro di utility NFT?
Il francese Bernard Planche, coltivatore professionista di tartufi, ha messo all’asta un singolo NFT corrispondente ad un eccezionale tartufo nero del peso di kg. 1,26 (nella foto sotto).
L’asta è avvenuta il 9 febbraio 2022 sulla piattaforma Opensea. Il possessore dell’NFT non solo entra in possesso del tartufo da record, ma ha anche diritto ad un evento privato e del tutto esclusivo nella tenuta di Bernard Planch. Potrà così partecipare ad un’intera giornata di ricerca di tartufi con cani e maiali addestrati, che terminerà con una cena preparata solo per lui dallo chef della tenuta.
L’attuale possessore dell’NFT ha pagato per questo privilegio 3.41 Ether (la criptovaluta più comune nelle transazioni degli NFT), pari in questo momento a poco più di €9,000.
6. Volete acquistare la Torre Eiffel o il Colosseo?
Avete mai sentito parlare di SuperWorld? Si tratta di una piattaforma che promette ai suoi utenti di acquistare e rivendere virtual real estate in augmented reality.
In sostanza, SuperWorld dà la possibilità a chiunque di acquistare porzioni del nostro pianeta digitalizzato a prezzi pari a 0.1 Ether, circa $300. Ogni pezzo acquistato diventa un NFT che può poi essere rivenduto nei normali marketplace come Opensea.
Inutile dire che molti si sono affrettati ad acquistare le aree più pregiate del pianeta. Se state pensando di accaparrarvi aree in zone come il Louvre a Parigi, il Colosseo a Roma, o la Piazza Rossa a Mosca, non illudetevi. Qualcuno ci ha certamente pensato prima di voi, e se li ha rimessi in vendita, ha aggiunto un po’ di zeri.
Ma ci sono ancora tantissimi lotti disponibili al prezzo base di 300 dollari, se volete provare il brivido della speculazione immobiliare… virtuale. O se ve la sentite di essere un po’ audaci, a guardare bene ci sono anche delle buone occasioni: potete ad esempio acquistare Wall Street a poco più di $3.000!
7. Gli NFT “pipistrello” di Ozzy Osbourne
Diversi cosiddetti VIP si sono cimentati, come creatori di NFT. Qualcuno con risultati di successo, come Paris Hilton.
Ma nessuno ha raggiunto l’originalità di Ozzy Osbourne, il cantante del gruppo heavy metal Black Sabbath divenuto poi un’icona nel mondo dello show business.
Ozzy Osbourne ha pilotato un team creativo che ha dato vita ad una collezione denominata CryptoBatz composta da 9.666 NFT che raffigurano altrettanti pipistrelli.
Una volta acquistato un NFT-pipistrello, il possessore – se ha nella sua collezione un NFT di alcune collezioni “partner” come la celebre Bored Ape Yacht Club – può decidere che il suo NFT-pipistrello “morda” l’NFT dell’altra collezione, trasformandosi così in un… mutant bat e assumendone le sembianze!
8. Il non-fungible token primordiale
Si chiama Terra Nullius, ed è stato creato sulla blockchain Ethereum il 7 agosto 2015. Lo ha scoperto il crypto archeologo Wilt Chamberlain. Sono passati da allora solo 6 anni, ma da allora i non-fungible token ne hanno fatta tanta di strada.
9. CryptoPunks: a volte ritornano
“A volte ritornano” è il titolo di una celebre raccolta di racconti horror di Stephen King. E per la Larva Labs, nella vicenda che andiamo a raccontare, non potrebbe esserci titolo migliore, per il loro incubo peggiore. Ma andiamo per gradi.
La collezione CryptoPunks, della quale abbiamo prima parlato, è al centro di una complessa vicenda, ance con aspetti legali ancora irrisolti.
Nel giugno 2017 era stata creata dalla Larva Labs la collezione originale, formata da 10.000 immagini. Una collezione di importanza storica, negli NFT, perché aveva dato il via al fenomeno del collezionismo.
Ma la Larva Labs si era presto accorta di un bug e aveva lanciato dopo poco una collezione, ribattezzata CryptoPunks V2, riproponendo le stesse 10.000 immagini e dichiarando che la collezione precedente, V1, era da considerarsi non ufficiale.
In linea con questa posizione, Opensea, il maggior marketplace di NFT, aveva bloccato le transazioni della collezione V1, in quanto messa al bando dai suoi stessi creatori.
Ma il bello del mondo della blockchain è proprio la decentralizzazione, e quindi l’assenza di un’autorità centrale. Ed ecco che…
Ed ecco che una organizzazione di appassionati di non-fungible token ha recuperato quei primi 10.000 file, impacchettandoli in una collezione denominata “Wrapped V1 CryptoPunks“, mettendola in vendita con successo su LooksRare, un nuovo marketplace concorrente di Opensea.
E così oggi, andando su LooksRare, potreste trovare una doppia versione per ciascuno dei CryptoPunks!
Ecco, ad esempio, il CryptoPunk numerato #5169 in doppia versione: a sinistra nella versione ufficiale V2 della Larva Labs e a destra nella versione restaurata “wrapped” ovvero V1. Tutto chiaro sin qui?
Dov’è il problema?
Primo, stiamo parlando di una collezione, la V2 ufficiale, che ha generato transazioni ad oggi per un valore di 2,61 miliardi di dollari (esatto; non milioni), e per la quale il singolo pezzo meno costoso è oggi in vendita per $210.000. Insomma, è in gioco il valore di qualcosa che conta parecchi zeri. Non chiamatele figurine digitali.
Poi, perché tutto sommato i creatori della versione restaurata “wrapped” V1 hanno ragione quando spiegano che i “loro” NFT non fanno altro che ripescare le immagini originali dei CryptoPunk, e che quindi in un certo senso…. sono più originali degli originali (la V2).
Perché, chiariamolo, la versione “wrapped” V1 non propone 10.000 immagini copiate dai 10.000 CryptoPunk primordiali. La V1 recupera letteralmente gli stessi 10.000 files, che erano lì abbandonati e dimenticati in qualche angolo della blockchain.
E terzo, perché Opensea, il marketplace che all’inizio si era allineato al diktat della Larva Labs espellendo la collezione V1 dichiarata non ufficiale, visto il successo di tale collezione nel marketplace concorrente LooksRare, è tornata sui suoi passi e ha riammesso la “wrapped” dichiarandola in più Verified Collection, alla pari della collezione ufficiale V2 della Larva Labs. Pecunia non olet, si diceva duemila anni fa.
Cosa fa allora la Larva Labs? Dichiara che la collezione “wrapped” V1 non è ufficiale, minaccia azioni legali, e conclude che in linea con tale posizione si è appena sbarazzata di un migliaio di CryptoPunk “wrapped” V1… vendendoli! Con tanti cari saluti alla coerenza.
E a questo punto il “popolo degli NFT” insorge e si chiede: come, voi della Larva Labs asserite che i V1 non hanno valore, ma poi non vi fate scrupoli a venderli sul marketplace, portando un bel po’ di Ether nelle vostre casse?
La Larva Labs ha ammesso l’erroraccio, ma la vicenda è ancora aperta. Ed obiettivamente è piuttosto complessa.
10. La blockchain non mente mai: il caso Melania Trump
Ormai lo avete capito: creare NFT, o acquistare NFT, fa molto cool, magari non in Italia ma certamente negli Usa.
E così si è cimentata anche la ex First Lady, proponendosi nella veste di NFT artist. Ha così creato la sua prima collezione, intitolata con modestia “Head of State Collection”. E annunciando che il primo NFT della collezione era stato acquistato per $ 180.000. Ottima partenza, per la sua nuova attività.
Ma il bello della blockchain è che consente di tracciare pubblicamente ogni creazione, transazione, trasferimento, per ogni singolo NFT. In modo indelebile e non falsificabile. Ed ecco che un po’ di gente è andata a guardare bene tra le pieghe della blockchain.
Constatando, è vero, che la vendita sbandierata dall’ex First Lady è effettivamente avvenuta, e l’NFT è stato trasferito nel wallet (il portafoglio virtuale) del compratore.
Ma scoprendo anche – udite udite – che il codice del wallet del compratore è lo stesso identico codice che la brava Melania aveva riportato sul suo sito quando aveva annunciato di essere scesa in campo nel mondo degli NFT.
Se non fosse ancora chiaro, lo dico in parole più chiare: si è comprata da sola il suo stesso NFT, trasferendo $180.000 da un suo portafoglio virtuale ad un suo altro portafoglio virtuale! Cosa non si fa, per un momento di gloria…
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