Se siete giunti a questo articolo è perché avete sentito che è in corso una delle più gravi crisi finanziarie del settore cripto e volete capire un po’ meglio quanto sta accadendo.

Ricostruiamolo insieme.

Cosa è FTX

FTX, ricordiamolo, è una delle maggiori piattaforme di exchange del mondo. Per capirci, se volete acquistare Bitcoin o Ether o Solana o qualsiasi altra criptovaluta, è qui che dovete depositare la vostra valuta FIAT (ovvero dollari o euro) per convertirli.

FTX è dunque un attore di primo piano nel mondo della nuova finanza: lo scorso anno aveva un fatturato che aveva superato il miliardo di dollari, e più o meno per volumi di transazioni ha rappresentato – dipende dalle oscillazioni – il terzo o quarto exchange al mondo.

Sotto FTX troverete la società Alameda, che funge da divisione per le sue attività di trading.

Ebbene, FTX ha un suo token, rappresentativo di asset finanziari, che si chiama $FTT (una cosa un po’ diversa da una criptovaluta vera e propria), ed il bilancio di Alameda era pieno di $FTT.

Il problema è che si tratta di un token poco liquido; quindi, una cosa è il valore che si dichiara nel bilancio, altra cosa è il suo valore effettivo (se hai qualcosa che vale 100 ma che poi se provi davvero a vendere fai molta fatica, e alla fine sei costretto a vendere sul mercato a 10, allora c’è un problema nel reale significato di quei numeri se sono iscritti in bilancio…).

Entra in gioco Binance

Binance, altra piattaforma di exchange, società cinese, competitor quindi di FTX e ben più grande (anzi, solitamente è la prima al mondo per volumi di transazioni), decide a un certo punto di sbarazzarsi di tutti i suoi $FTT, non sapremo se con l’intenzione di danneggiare il rivale, di specularci sopra, o semplicemente perché di questo token così poco liquido non si fida più.

La notizia non fa inizialmente scalpore come dovrebbe. E nell’annunciare la liquidazione delle posizioni, il CEO di Binance Changpeng Zhao (noto come CZ), mette le mani davanti per chiarire che non è un attacco intenzionalmente diretto al competitor:

“Binance incoraggia sempre la collaborazione tra gli attori del mercato. Riguardo qualunque tipo di speculazione che questa sia una mossa contro un competitor, non lo è. La nostra industria è nella sua fase embrionale e ogni volta che un progetto fallisce pubblicamente questo finisce per danneggiare ogni utente e ogni piattaforma. Teniamo i token per lunghi periodi, e questo è il nostro limite di detenzione in questo caso. Rimaniamo trasparenti.”

È davvero Binance in buona fede? Forse non lo sapremo mai, ma la mossa scatena gli eventi.

Avviene la liquidazione delle sue posizioni in $FTT, non si comprende però in quale effettiva entità. Secondo il CEO di Binance, “CZ”, vengono incassati dalla vendita $2.1 miliardi, ma sulla blockchain viene rilevato solo un trasferimento di valore per $ 584 milioni nel digital wallet di Binance.

Scatta il panico!

Ma cosa avreste fatto voi, se aveste posseduto nel vostro portafoglio finanziario $FTT e appena saputo che Binance, sostanzialmente il leader di mercato, se ne sbarazza totalmente? Avreste avuto la fortissima tentazione di fiondarvi sul vostro PC per liquidare del tutto i token da voi detenuti.

Questo istinto è lo stesso che nel corso dei secoli ha creato le più gravi crisi finanziarie e bancarie (le temutissime file agli sportelli per ritirare tutti i risparmi depositati quando viene a mancare la fiducia, elemento che tiene in piedi il sistema bancario stesso), e il leader di FTX, Sam Bankman-Fried, lo sa benissimo e cerca di tranquillizzare tutti gli investitori in $FTT.

Inoltre, afferma che è in corso un audit per sapere quanto è solida la sua società Alameda (quella del trading, gonfia di $FTT).

Ma poi la situazione precipita. I clienti della piattaforma si fiondano per vendere e passare all’incasso. Insomma, riconvertire in valuta Fiat, dollari o euro che siano. Pare che in sole 72 ore siano stati prelevati dagli utenti angosciati ben 6 miliardi di dollari.

Il ruolo ambiguo di Binance

Binance annuncia da parte sua che intende dare una mano al rivale e rilevarlo. Esatto, Binance, proprio quella che ha acceso il cerino inizialmente annunciando l’intenzione di liberarsi del tutto degli $FTX, salverebbe FTX comprando la società.

Così Binance avvierebbe una due diligence, per mettere il naso nei conti di FTX e in particolare di quella sua società Alameda dagli oscuri bilanci.

Intanto continuano i prelievi degli investitori, fino a quando appare sul sito di FTX un bel messaggio che fa gelare il sangue:

I soldi di chi deteneva depositi in FTX sono ora bloccati, spiega il sito, e in più aggiunge: vi sconsigliamo caldamente di effettuare nuovi depositi.

Ma come è possibile che, se liquido le mie criptovalute e token, non posso incassare i miei dollari o euro, per pochi che siano? Ecco la domanda oscura che aleggia: dove sono state realmente investiti da Alameda i soldi depositati dai loro clienti?!

Intanto circola la voce che Binance fa un passo indietro, e in questa situazione confusa e drammatica spiega che proprio non se la sente di acquistare FTX (a quale prezzo poi?) con dentro la sua scatola misteriosa, Alameda.

FTX, dunque, sembrerebbe abbandonata a sé stessa…

Effetto contagio nei mercati delle criptovalute?

Mentre lasciamo lì irrisolta la situazione FTX, le tensioni si trasmettono sui mercati delle criptovalute.

In particolare, Solana, una delle maggiori al mondo dopo Bitcoin, la cui quotazione si è dimezzata in una settimana ed è sotto del 94% rispetto ad un anno fa. Questo perché Solana è sempre stata fortemente legata all’ecosistema creato da FTX, e ne paga gravemente il prezzo.

Meno gravi le ripercussioni sulle altre: il Bitcoin è in questa settimana sotto del 17%, l’Ether del 23%, e così via. Ma nessuna è indenne dal panico che si è diffuso.

L’effetto contagio continuerà ad espandersi nel mondo della finanza cripto? FTX è destinata al fallimento, bruciando miliardi di soldi che in tanti avevano depositato sperando di diventare milionari facendo trading sulla piattaforma Alameda? Binance se ne chiamerà definitivamente fuori?

Mentre la situazione è ancora in corso, l’autorità di controllo americana SEC annuncia che intende fare chiarezza e capire cosa sta accadendo, se vi siano responsabilità e quali, e soprattutto se ci sia stato dietro qualche oscuro manovratore dei mercati che da questo ne possa trarre dei vantaggi.

Questo lo stato delle cose al 9 novembre. Alla prossima per gli aggiornamenti.

Ma è la fine del mondo cripto?

Qualcuno in rete si esprime parlando di catastrofe finanziaria per il mondo cripto. Qui non posso tirarmi indietro dall’esprimere una chiara opinione personale.

Occorre distinguere tra le dinamiche della cripto-finanza, che utilizza come infrastruttura la blockchain, e la tecnologia della blockchain stessa. La blockchain, utilizzata per progetti pensati per creare utilità e valore reale per le persone e le imprese, rappresenta una forza innovativa positiva e straordinaria.

E indubbiamente la blockchain ha avviato quella trasformazione di internet verso il Web3, della quale ho parlato in numerosi articoli.

Il fatto che la blockchain sia stata ampiamente utilizzata per creare asset finanziari il cui sottostante sfugge al controllo delle autorità centrali, è nella natura stessa della blockchain.

E in fondo la blockchain è stata inventata proprio per quello, per dar vita ad una moneta digitale (il Bitcoin) sul quale fosse costruita un’architettura finanziaria del tutto decentralizzata, che per funzionare può fare a meno di banche, autorità centrali, autorità di controllo, intermediari finanziari.

Ma è un altro discorso, riguarda una delle forme (la maggiore in assoluto, oggi) di utilizzo della blockchain. Ed è chiaro che se crei una finanza decentralizzata, l’assenza di controlli mette a rischio il sistema.

Attenzione però: come sempre non dobbiamo confondere le cose. Non è stata violata la blockchain, che resta e resterà sempre inviolabile. Non vi è un rischio insito nella tecnologia stessa. Il problema qui c’è stato nel passaggio tra valuta reale, Fiat, e il suo deposito all’interno di scatole finanziarie oscure (Alameda). E ovviamente nelle oscillazioni di valore dei token digital, nelle manovre speculative, nel panico che si diffonde…

Tutte cose sistemiche, che nulla hanno a che fare con la tecnologia.

E tutte cose per le quali la finanza classica ha, crisi dopo crisi (ricordate quella del 2008?) creato anticorpi sempre migliori, rendendo il sistema sempre più stabile e affidabile per i risparmiatori ed investitori.

Insomma, questa è solo una delle tante crisi di crescita dalle quali la finanza decentralizzata deve necessariamente passare. Non è la fine del mondo cripto, ma non è nemmeno l’ultima grave crisi che vedremo.

L’importante è tenere sempre chiara la vision di come la blockchain potrà rendere migliore il mondo delle prossime generazioni. Un esempio? La tracciabilità del trasferimento di prodotti fisici nell’ambito di un sistema di economia circolare pensato per la sostenibilità dell’ambiente.

E tenere distinta questa vision dalla dimensione speculativa che intacca uno specifico utilizzo della blockchain (quello di creare asset finanziari non regolamentati).

 

 


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