Non c’è dubbio che intorno agli NFT, i non-fungible token, si sia sviluppata lo scorso anno un’attenzione da parte del pubblico e dei media senza precedenti. E non a caso la Collins, una delle più note case editrice al mondo di dizionari, ha consacrato NFT “word of the year 2021“.
Alla diffusione del termine si è affiancata parallelamente la rapidissima crescita dei mercati degli NFT. Tra le tante le conseguenze, citiamo solo l’apparizione di un nuovo segmento nell’arte contemporanea, la cosiddetta crypto art, nella quale girano cifre importanti, che nulla hanno da invidiare alle quotazioni degli artisti che lavorano sui classici artwork fisici.
In Italia abbiamo scoperto questo termine sui siti di news, su social media come in particolare Linkedin, o magari in qualche servizio televisivo, ma questo clamore è ben poca cosa rispetto agli Stati Uniti dove celebrity quali Paris Hilton, autoproclamatasi Iconic Crypto Queen, o il rapper Snoop Dogg, sono apparse nei più popolari programmi televisivi per spiegare al grande pubblico cosa sono gli NFT, aprendo così le porte alla pop culture e facendo schizzare alle stelle quotazioni e transazioni nei più noti marketplace come Opensea o Rarible.
Cosa c’è dietro l’hype degli NFT? Quale valore?
Questo hype, termine traducibile in clamore mediatico, non ha mancato di suscitare perplessità. In fondo, si sono chiesti in molti, gli NFT non fanno altro che rappresentare il possesso di una immagine o di un video, qualcosa che siamo da sempre abituati a replicare con un semplice “copia e incolla”.
Dov’è allora il reale valore dei non-fungible token? Dietro le notizie che circolano nel globo alla velocità della luce, come l’opera digitale di Beeple aggiudicata in un’asta di Christie’s nel marzo 2021 all’incredibile cifra di $ 69 milioni, abbiamo davvero a che fare con una nuova categoria di asset nata grazie all’innovativa tecnologia della blockchain?
In cosa risiede il reale valore degli NFT?
Gli NFT come asset digitali
Gli NFT hanno l’indubbio merito di aver creato un mercato per gli asset digitali, un mercato che in passato era semplicemente inconcepibile.
Storicamente non esisteva alcun modo per distinguere un proprietario, ad esempio, di un artwork digitale, per il quale sarebbe bastato copiare il corrispondente file con un click sul tasto destro del mouse.
Per definizione, infatti, un mercato per esistere ha bisogno di chiarezza in fatto di diritto di proprietà per un bene o un asset.
La blockchain è stata quindi una svolta rivoluzionaria. I metadati di un token vengono distribuiti su un registro decentralizzato, e questo consente di dimostrare chi sia il proprietario di quel token digitale, di tracciarne tutte le transazioni dal minting iniziale, ovvero dal momento della sua creazione.
Consente inoltre di essere certi dell’impossibilità di falsificare quel registro digitale.
E tutto ciò in totale trasparenza: essendo la blockchain pubblica, è sempre possibile a chiunque in ogni momento controllare tutto: la proprietà, i trasferimenti, la vendita, i valori di mercati, e tantissime altre informazioni.
Gli NFT non sono solo oggetti statici
Ma il valore degli NFT va ben oltre l’essere oggetti statici da possedere, rappresentanti un artwork.
Grazie alla programmabilità della blockchain, è possibile integrare negli NFT anche delle funzionalità. Rendendoli oggetti digitali dinamici.
Gli NFT possono fungere allora anche da tessere rappresentanti membership, oppure biglietti per la partecipazione ad eventi sia online che offline, o sconti per l’acquisto di beni e servizi, o partecipazione a programmi di loyalty.
In questo modo il possessore di un NFT protetto nel suo digital wallet (portafoglio digitale) può godere di diritti e privilegi riservati ad una specifica community. Diritti e privilegi che possono essere applicati non solo nella dimensione online, ma anche nella dimensione offline.
Questo è un aspetto di particolare interesse per le aziende, che hanno cominciato a intravedere negli NFT un prezioso strumento di fidelizzazione dei clienti per un brand e/o un prodotto.
Non a caso sono stati proprio i global brand come Coca-Cola, Pepsi Cola, Adidas, Nike, i primi a sperimentare l’integrazione degli NFT all’interno delle loro strategie di marketing.
Sotto, uno degli NFT della collezione “Pepsi Mic Drop”.
La nascita di ecosistemi basati sui non-fungible token
Si può osservare che a partire dalle IP (intellectual property) degli NFT si possono sviluppare modelli di ecosistemi attivi, in continua espansione nonché crescita di valore. Il caso più evidente è quello della collezione nota come BAYC.
BAYC, ovvero Bored Ape Yacht Club, è una collezione lanciata nell’aprile 2021 dallo studio Yuga Labs. Composta da 10,000 NFT rappresentanti personaggi dai tratti scimmieschi, è oggi la collezione col maggior valore di mercato, pari a $ 3.63 miliardi. Se vi interessasse acquistare uno di questi NFT, sappiate che il floor price, ovvero il prezzo più basso accessibile, è in questo momento di $ 363,000. Possedere uno di questi pregiatissimi NFT significa far parte di una community privilegiata, della quale fanno parte notissime celebrity, e accedere a eventi sociali online ma anche offline (come un vero yacht party).
E mentre scrivo, la popstar Madonna annuncia su Twitter il suo ingresso nell’esclusivo club dei possessori di Bored Ape Yacht Club NFT avendo acquistato per $ 466,000 l’NFT numero 4988 della collezione.
Sulla scia del successo della collezione BAYC, Yuga Labs ha poi lanciato i Meebits, una collezione di NFT che è entrata nella top 10 delle collezioni di maggior valore di mercato, e che è stata lanciata facendo leva sulla community esistente dei facoltosi possessori della BAYC.
Il passo successivo per lo Yuga Labs è stato l’acquisizione della IP di CryptoPunks dalla Larva Labs. I CryptoPunks, ricordiamo, sono una collezione del valore di mercato di $ 2.4 miliardi, seconda solo alla BAYC, e col suo lancio nel giugno 2017 ha rappresentato un momento storico nello sviluppo del mercato globale del collezionismo di NFT, raggiungendo cifre nelle transazioni che sino ad allora si ritenevano impensabili.
Intorno a queste robustissime IP in portafoglio, lo Yuga Labs sta oggi modellando un complesso ecosistema. È stata lanciata una propria criptovaluta, la ApeCoin. Ed è stato infine annunciato lo sviluppo di un proprio metaverso, denominato Otherverse, fortemente basato sul gaming.
Ecosistemi come questi si costruiscono su un forte senso di community. Non è un caso che, anche se gli NFT sono “contenuti” all’interno di un digital wallet anonimo che non corrisponde alla nostra identità reale, i possessori amino spesso utilizzare (o sfoggiare?) l’immagine dell’NFT acquistato come profilo sui social media, in particolare su Twitter.
Non a caso collezioni come la BAYC e i CryptoPunks sono definite PFP, ovvero profile picture, e sono la categoria di NFT in assoluto di maggiore peso nel mercato.
Il possesso di NFT, quindi, diventa una nuova espressione della propria identità nella dimensione digitale, proprio come avviene nello sfoggiare il possesso di prodotti connessi ai grandi brand globali come Ferrari o Gucci.
Il valore degli NFT nella dimensione reale
Abbiamo citato più volte il fatto che l’utilità degli NFT non sia limitata alla sola dimensione digitale. Aziende nel campo del ticketing, che vendono quindi biglietti, hanno cominciato a sperimentare gli NFT come certificati per l’accesso ad eventi reali, nella musica, nello spettacolo, nello sport. Persino qualche ristorante ha emesso NFT utili per la prenotazione.
O il MIT, il prestigioso Massachusetts Institute of Technology, ha recentemente cominciato a emettere certificati di diploma basati su NFT, quindi a prova di falsificazione.
Si pensi poi ai ai beni di consumo: la Nike pochi anni fa ha lanciato le CryptoKicks, scarpe sportive pensate strizzando l’occhio ai collezionisti di sneaker, che venivano vendute insieme con un NFT. Rivendendo le scarpe ad un altro collezionista, l’NFT avrebbe tracciato la transazione, dando certezza della autenticità delle scarpe e dei passaggi di proprietà.
Ma è ovvio che la dimensione digitale resta quella privilegiata, in termini di valore e utilità degli NFT. Anche alla luce della graduale diffusione di mondi virtuali tridimensionali, quali oggi Decentraland o Sandbox (nei quali già oggi è possibile acquistare, creare e utilizzare NFT), e in prospettiva di quel metaverso che andrà a modificare radicalmente la nostra esperienza e la nostra identità digitale su internet.
In conclusione: il valore degli NFT nel futuro
I non-fungible token possono essere come una tecnologia innovativa che crea nuove community, e questo è un fattore decisivo in quanto il valore degli NFT dipende fortemente dal valore derivante dall’appartenenza alla community.
Lo abbiamo già visto, in tutta la sua evidenza, per la più importante collezione esistente, la Bored Ape Yacht Club. Tuttavia l’accesso a queste community ha oggi delle barriere. Non ci riferiamo soltanto al prezzo, anche se è evidente che in diversi casi il floor price resta un filtro che impedisce l’accesso ai più.
Oggi la tecnologia nel mondo crypto non può definirsi certamente user-friendly. Aprire un digital wallet, acquistare da una piattaforma di exchange le criptovalute necessarie, muoversi nei marketplace, significa destreggiarsi con un certo numero di interfacce, a volte non propriamente intuitive, e questo richiede un percorso per l’utente lungo una curva di apprendimento.
Le stesse criptovalute, poi, sono soggette ad una forte volatilità, come pure le quotazioni degli stessi NFT. Tutti elementi che, presi insieme, impediscono oggi agli NFT di diventare realmente mainstream.
Ma tutto ciò è solo una fotografia del presente, un presente in rapidissimo cambiamento, quando si parla di mondo cripto. il futuro si profila ben diverso.
Quello dei non-fungible token è un universo in rapida evoluzione. Siamo agli inizi di qualcosa della quale non possiamo avere oggi piena visibilità. Un po’ come guardare negli anni 90 ai siti internet: difficilmente avremmo immaginato motori di ricerca come Google, social media come Instagram, piattaforme di e-commerce come Amazon.
I maggiori marketplace potrebbe ipoteticamente essere un giorno non lontano sorpassato da un nuovo entrante, come quello già in sviluppo da Coinbase (la maggiore piattaforme di exchange di criptovalute) o da quello preannunciato da Instagram. Gli stessi metaversi porrebbero evolversi sempre di più nella direzione di diventare rilevanti marketplace per le transazioni degli NFT.
Oggi una trading card digitale acquistata sulla Panini Blockchain non è rivendibile tramite i maggiori marketplace, quelli che girano su Ethereum, come Opensea o Rarible. Ma un giorno forse non lontano le diverse catene di blockchain potrebbero entrare in connessione tra di loro, permettendo l’interoperabilità tra sistemi oggi rigidamente separati.
Gli acquisti di NFT, oggi realizzati tramite criptovalute, potrebbero essere comunemente effettuati con le valute cosiddette fiat, come gli euro o i dollari.
Gli stessi NFT si andranno ad arricchire sempre più di funzionalità interattive facendo leva sulla programmabilità della blockchain. E sempre più potrebbero fungere da ponte tra la dimensione reale e la dimensione virtuale.
Quel che è certo è che i non-fungible token sono qui per restare, e che diventeranno sempre di più un elemento fondamentale della cosiddetta tokenomics – l’economia basata sui token digitali – via via che il nuovo Web3 andrà a sostituire l’attuale Web2.
Segnaliamo un articolo di approfondimento sulla relazione tra valore e prezzo degli NFT in questo blog.
Nell’immagine di copertina, l’NFT “The Third Eye” del crypto artist italiano Dario De Siena.
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