Quali sono le più importanti collezioni di NFT (non-fungible token)? E quanto pesano queste collezioni sul mercato dei non-fungible token?

Quali sono le loro tendenze, in particolare in questa fase di assestamento dei mercati crypto?

E soprattutto, quali sono le ragioni che spiegano il loro successo?

Le collezioni più importanti di NFT: il peso sul mercato

Come vedrai più avanti, la quasi totalità delle collezioni più importanti di NFT sono le cosiddette PFP, che sta per profile picture (ma secondo alcuni, è un acronimo di photo for profile),

Le PFP sono collezioni che raccolgono numerose immagini di personaggi immaginari, che idealmente potrebbero essere utilizzati al posto di una nostra fotografia nei nostri profili sui canali social come Instagram o Twitter.

Tipicamente, le collezioni PFP contengono migliaia di variazioni applicate ad uno stesso personaggio o ad un insieme di personaggi. Dato il successo di mercato delle collezioni PFP delle quali più avanti parleremo, inevitabilmente sono state proposte nel tempo numerosissime collezioni, probabilmente sin troppe, spesso di valore scarso se non nullo, ispirate ad animali (scimmie, orsi e gatti, balene, koala e via dicendo) o a personaggi fantastici quali zombie o alieni.

La conseguenza di tutto ciò è che le PFP rappresentano la maggiore categoria di NFT da sempre presente sul mercato. Un grafico, che mostra il valore di mercato (Market Cap) espresso in miliardi (B) di dollari, rende immediatamente l’idea di questa assoluta prevalenza della categoria.

[fonte dei dati: sito nftgo.io con valori aggiornati al 5/09/2022].

La prima categoria sono appunto le PFP, con una Market Cap da $ 13.3 miliardi. Seguono decisamente distanziate tutte le altre categorie: Collectables, Utility, Game, Land (ovvero terreni virtuali), e così via

Persino la crypto Art, che tanto ha contribuito alla notorietà globale dei non-fungible token, con i suoi $1.7 miliardi, è ben distante dalla categoria dei PFP.

E non a caso le collezioni più importanti che esamineremo sono quasi sempre PFP. Iniziamo, guardando alla classifica per Market Cap alla data del 5/09/2022, basandoci sui dati forniti dal sito nftgo.io e partendo dalla prima posizione fino all’ottava.

1) I CryptoPunks, un vero pezzo di storia per i non-fungible token

Con un Market Cap pari a $2.23 miliardi, è la maggiore collezione sul mercato.

È una PFP formata da 10,000 personaggi diversi, ed è sulla blockchain Ethereum, sulla quale è oggi sviluppata la maggior parte delle collezioni (e tutte le 8 collezioni che scopriremo nell’articolo).

È stata lanciata dallo studio Larva Labs nel 2017, ma poi nel 2022 la loro proprietà intellettuale è stata venduta al concorrente Yuga Labs studio, del quale sentirai nuovamente parlare, e spesso, più avanti.

I CryptoPunks rappresentano davvero una pietra miliare nella storia degli NFT. Proprio grazie alla loro progettazione è stato poi sviluppato quello standard, noto come ERC-721, col quale sono poi stati creati da lì in avanti quasi tutti i principali token unici e non fungibili su Ethereum.

Inutile ricordare che il prezzo di ciascuno degli 10.000 CryptoPunks è alle stelle. Persino in questo periodo di raffreddamento dei mercati crypto, gli scambi non avvengono mai a cifre inferiori ai $100.000 per singolo NFT.

Possedere un CryptoPunk, per chi può permetterselo, è un po’ come possedere un pezzo d’arte classico e intramontabile.

E pensare che il minting iniziale nel 2017 era stato totalmente gratuito. E i primi scambi – in un mercato allora così limitato da non essere nemmeno definibile come una nicchia – avvenivano a cifre irrilevanti.

Oggi sono merce pregiatissima. Mentre scrivo, nessuno degli NFT è in vendita sul maggior marketplace, Opensea, segno che i proprietari tengono ben stretti i loro token.

Per dare un’idea del loro valore, pensa che lo scorso marzo un anonimo donatore ha inviato gratuitamente il CryptoPunk #5364 al digital wallet del governo ucraino quale segno tangibile di sostegno contro l’invasione russa nel paese. Una donazione preziosa, giacché il governo di Kiev ha potuto immediatamente rivenderlo per qualcosa come 90 Ether, pari a circa $ 140.000.

Insomma, i CryptoPunks hanno un po’ dettato le regole, o meglio i requisiti, che deve rispettare una collezione per avere successo sul mercato: lo smart contract deve essere su Ethereum, realizzato con lo standard ERC-721, deve essere una PFP formata da 10.000 item diversi. E non a caso un po’ tutti si sono da allora adeguati a questo schema.

2) Bored Ape Yacht Club, vere icone del mondo crypto

Al secondo posto, con una Market Cap di $1.7 miliardi, troviamo un’altra collezione PFP: Bored Ape Yacht Club (o più in breve BAYC), letteralmente “lo yacht club della scimmia annoiata”.

Si tratta di 10.000 scimmie, una diversa dall’altra come in ogni collezione PFP che si rispetti, e diventate una vera e propria icona nel mondo crypto.

È un po’ la collezione dei “VIP”, giacché dietro i digital wallet che li conservano vi sono nomi come Madonna, Eminem, Jimmy Fallon e così via.

È stata lanciata nel 2021 dal già citato studio Yuga Labs, con un successo travolgente e immediato. Tant’è che lo studio ha poi immediatamente lanciato ulteriori collezioni di successo come i Meebits, una propria criptovaluta (l’ApeCoin), ha messo in cantiere un proprio metaverso battezzato Otherside, e venduto con successo token (gli Otherdeed) che rappresentano porzioni di terreno virtuale in quel metaverso.

E ciliegina finale sulla torta, Yuga Labs ha poi ottenuto la IP (intellectual property) della collezione “regina”, proprio quei CryptoPunks prima incontrati, acquistandola direttamente dal loro maggiore concorrente, il Larva Labs.

Il successo della BAYC è stato tale che i marketplace sono stati rapidamente inondati da collezioni ispirate alle celebri scimmie, fino a veri e propri esempi di plagio (noti copycat, uno degli scam ovvero truffe più diffuse tra gli NFT).

Possedere uno di questi costosissimi NFT è un lusso: in questo momento il floor price ovvero il prezzo base per acquistarne uno è circa $120.000.

Un lusso che lo Yuga Labs ha saputo vendere bene, creando una community esclusiva intorno alla collezione. Chi possiede infatti uno degli NFT riceve gratuitamente nel suo wallet nuovi NFT lanciati dallo studio, sempre di valore elevato, ha inoltre accesso a eventi riservati anche nel mondo reale, e riceve del merchandise in edizione limitata.

Lo Yuga Labs studio è stato indubbiamente lo studio creativo che meglio di chiunque altro ha saputo far leva su un fattore determinante nel mondo dei non-fungible token, ovvero la community.

In questa prospettiva il possesso di un token assume il valore di una vera e propria membership, e si mantiene stabile il valore di mercato degli NFT grazie al desiderio di far parte di una community ristretta, coesa e attiva e ristretta. Una community sempre pronta, a sua volta, a sostenere il valore dei loro preziosissimi token.

Un modello al quale si sono allineati un po’ tutti i “creatori” di progetti NFT, con risultati che però non si sono mai nemmeno avvicinati a quanto ha saputo realizzare lo Yuga Labs.

3) Otherdeed, il drop di NFT di maggiore successo di sempre

Al terzo posto? Appare la prima collezione che non sia una PFP. Si tratta di Otherdeed, con una Market Cap da $ 838 milioni.

L’avevamo già citata, se ci pensi bene: sono 100.000 NFT corrispondenti a pezzi di virtual land, terreno virtuale, del metaverso Otherside che Yuga Labs (sempre loro, esatto) sta sviluppando.

Un metaverso che si annuncia di taglio fortemente gaming, e probabilmente alla portata di pochi.

Il drop, ovvero il lancio, è avvenuto lo scorso aprile, con un mint price fissato a 305 ApeCoin, criptovaluta creata sempre da Yuga Labs. Con una quotazione dell’ApeCoin di poco più di $ 20, il prezzo iniziale era quindi di poco superiore ai 6.000 dollari.

Lo studio ha incassato dal drop qualcosa come $ 561 milioni: una cifra davvero impressionante, per il più ricco drop di NFT mai registrato. Un drop storico, che ha fatto inevitabilmente notizia, anche con qualche polemica.

La corsa frenetica ad accaparrarsi il prezioso terreno virtuale ha fatto schizzare le gas fee (il costo collaterale che gli utenti pagano e che viene incassato dai nodi della blockchain), raggiungendo persino gli 8.000 GWEI, metro di misura del gas (mentre scrivo, per darvi un’idea, il GWEI è a… poco più di 7).

In sostanza, chi acquistava gli NFT si trovava a pagare in certi orari una cifra pari o anche superiore al mint price dell’NFT, e dato il sovraccarico generale sull’infrastruttura di Ethereum, venivano penalizzati anche altri utenti che in quelle ore effettuavano normali transazioni su Ethereum che nulla avevano a che fare con il drop in corso.

In sostanza, la FOMO (fear of missing out) ha stressato la rete della blockchain come non si era mai visto prima.

Pur essendo, questa collezione, la terza oggi per Market Cap, va segnalato che il suo valore si è sgonfiato nei mesi successivi. Oggi il floor price è sui $ 2.600 anche in seguito al deprezzamento dell’Ether.

Inoltre che Otherside sarà uno dei principali metaversi del futuro è tutto da dimostrare (mentre scrivo il metaverso Otherside non è stato ancora lanciato, ed è allo stadio di una prima demo ufficiale).

Sotto, alcuni dei Kodas, creature che – preannuncia Yuga Labs – si potranno incontrare nel metaverso Otherside. Un altro drop multimilionario in arrivo?

4) Mutant Ape Yacht Club, la mutazione delle scimmie annoiate

Al quarto posto incontriamo ancora una volta una PFP, e ancora una volta abbiamo davanti un progetto di estremo successo del solito… Yuga Labs (dai, lo avevi già immaginato).

La collezione delle “scimmie mutanti” ha un Market Cap da $ 760 milioni, con un floor price oggi di poco più di $ 20.000. Una versione un po’ più accessibile rispetto alle “scimmie annoiate”, ma pur sempre con cifre di tutto rispetto.

Qualcuno potrebbe insinuare che alla fine si tratta di intelligente spin-off da parte dello Yuga Labs, per estrarre ulteriore valore dalle “scimmie annoiate”. Tuttavia va riconosciuto che questa operazione, vedendola come un esempio di brand extension, è una ulteriore dimostrazione della capacità ad oggi inarrivabile di Yuga Labs di sviluppare business nell’universo crypto, senza sbagliare una sola mossa.

5) Meebits, la PFP degli omini 3D voxel

Una Market Cap da $ 681 milioni per una collezione composta da 20.000 simpatici omini che sembrano quasi formati da mattoncini Lego. Ed infatti sono formati da pixel tridimensionali, noti come voxel.

Floor price? In questo momento, poco più di $ 5.000.

Cosa aggiungere, se non che si tratta dell’ennesimo progetto di successo realizzato dal solito Yuga Labs?

6) The Sandbox, metaverso dei gamer

Qui finalmente un po’ d’aria fresca, dopo la lunga serie di collezioni firmate Yuga Labs.

Sandbox è uno dei metaversi oggi di maggiore successo, insieme con Decentraland. È un ambiente virtuale tridimensionale nel quale l’utente – una volta autenticatosi sul sito con il proprio digital wallet – tramite il proprio avatar personalizzabile può giocare, socializzare con altri utenti, o anche effettuare acquisti di item digitali.

La collezione in questione, con un Market Cap da $ 521 milioni, è composta da oltre 166.000 NFT, ognuno corrispondente ad una porzione di virtual land. Il floor price è pari a quasi $ 1.500, ma pezzi di terreno particolarmente pregiati raggiungono cifre ben più rilevanti.

Diversi brand globali hanno investito acquistando, tramite questi NFT, porzioni di virtual land, e tra queste si contano nomi come Samsung, Adidas, Gucci, Atari, Warner Music, Ubisoft e altri ancora.

7) Clone-X, avatar d’autore

In settima posizione troviamo la collezione Clone X – X Takashi Murakami, con circa $ 486 milioni di Market Cap.

Si tratta di una collezione formata da 20.000 personaggi, realizzati dallo studio RTFKT (acquistato da Nike lo scorso anno) insieme con Takashi Murakami, uno dei maggiori artisti giapponesi viventi.

Ma non si tratta soltanto dell’ennesima collezione PFP, in quanto ogni personaggio corrisponde ad un avatar pensato per essere utilizzato in futuro nei vari metaversi.

Gli NFT "Clone X - X Takashi Murakami"

Il floor price, in questo momento, è di poco inferiore ai $ 10.000.

8) Moonbirds, i gufetti milionari

Con i suoi $ 402 milioni di Market Cap, Moonbirds si posiziona all’8° posto nella classifica.

Si tratta di una collezione composta da 10.000 gufetti, rappresentati in immagini pixellate, lanciata lo scorso aprile con un successo indiscutibile.Moonbirds NFT (PROOF Collective)

Si pensi che era stato fissato un mint price iniziale elevatissimo, ben 2.5 Ether pari in quel momento a oltre $ 7.000, eppure dopo solo due giorni la collezione era sold-out.

E nonostante il periodo di mercato, tutt’oggi il floor price si mantiene elevato, di poco superiore ai $ 20.000 e quindi ben più alto anche di collezioni viste in precedenza come Clone-X o Meebits.

Le ragioni del successo dei gufetti pixellati? È tutto nella community che sostiene il progetto, PROOF Collective. Nata da un podcast del celebre startupper Kevin Rose, PROOF Collective ha aggregato nel tempo – sempre sotto la guida di Kevin Rose – un migliaio di membri tra collezionisti di NFT e crypto artisti.

Una community fatta di investitori in NFT già estremamente attivi sul mercato, considerando che in totale i membri del gruppo possiedono 800 Bored Apes, 500 MeeBits, e 150 CryptoPunks.

Se ti interessa entrare oggi in questa ristretta community, dovrai prima acquistare un costosissimo NFT che ne rappresenta la membership, che ha un floor price di oltre $ 80.000.

Ed è proprio la forza della community sottostante che ha consentito il lancio e l’immediato successo di Moonbirds, che non sono soltanto immagini in jpg ma veri e propri pass di accesso a una serie di vantaggi ed eventi garantiti da PROOF Collective ai possessori dei Moonbirds.

Collezioni di NFT: le ragioni del successo

Le 8 collezioni esaminate hanno un Market Capp aggregato che raggiunge la cifra di $ 7.62 miliardi. Un valore notevole, e ben più alto fino ad alcuni mesi fa, quando la quotazione era superiore all’attuale range di $ 1.500 – 1.600 nel quale sta attualmente oscillando l’Ether (ETH).

Quei $ 7.62 miliardi in questo momento sono pari al 33.9% del valore totale del mercato degli NFT.

Esatto, hai capito bene: solo le prime otto collezioni pesano ben un terzo dell’intero mercato!

Ne vale allora la pena capire il perché di questo successo.

Da quanto abbiamo visto vi sono diversi fattori, che possono avere più o meno peso in base alla collezione, ma che possiamo così riepilogare in tre macro-fattori: community, metaverso e… (de)centralizzazione.

(1) La community non è un termine vuoto

Una community pronta a sostenere un progetto, a mantenere alto il valore delle transazioni anche nei momenti difficili del mercato (pensa ai CryptoPunks: nessuno vende nulla su Opensea in questo momento!), a investire in un NFT con un’ottica di continuità e quindi riducendo le pressioni speculative: tutto questo fa davvero la differenza.

Se c’è un primo elemento al quale guardare nel valutare il potenziale di un progetto NFT, oggi è senz’altro la presenza di una community che dia concretezza alla roadmap che i creatori del progetto hanno ipotizzato. Senza una community significativa, un NFT è solo un blocco di dati e una roadmap è solo una buona intenzione.

(2) Il metaverso ha già il suo peso

Non sappiamo oggi in cosa consisterà il metaverso quando questo concetto si sarà compiuto e realizzato. Vedrà il trionfo dei progetti promessi da Zuckerberg? O vedrà ancora Sandbox e Decentraland mantenere la loro leadership? E come si evolveranno, dall’attuale vocazione fortemente focalizzata su funzionalità gaming? Sostituiranno forse gli attuali social media? Diventeranno la principale “piazza” per l’e-commerce?

Impossibile oggi avere le risposte, ma è evidente che il mercato anticipa parte del valore futuro atteso, ipotizzando un ruolo importante per il metaverso (o meglio, i metaversi) nell’economia digitale del futuro.

Sandbox è un metaverso, come pure Otherside. E Clone-X è già pensato per l’utilizzo dei suoi avatar nel metaverso. Insomma, Il metaverso non è ancora un fattore decisivo nel successo degli NFT, perché di collezioni che promettono meraviglie nel metaverso che verrà sono pieni i marketplace. Ma i numeri suggeriscono che ha già il suo peso.

(3) Il successo della centralità nel Web decentralizzato

È un po’ un gioco di parole, ma pensaci bene. Gli entusiasti del Web3 sono spesso convinti assertori di un internet più inclusivo e decentralizzato, dove le piattaforme dei grandi player di oggi (Meta, Alphabet, Microsoft, Apple, Amazon etc. ma anche i grandi istituti finanziari e bancari) perdono il loro ruolo centrale, grazie alla blockchain che consente transazioni peer-to-peer tra gli utenti, o meglio tra i loro digital wallet.

Insomma, la blockchain come elemento di disintermediazione.

La realtà che si sta profilando è un po’ diversa: la natura decentralizzata della blockchain non si riversa in pari misura nel più ampio concetto di Web3.

La dimostrazione? BAYC, Mutant Apes, Otherdeed, Meebits, sono tutte collezioni di un unico player, Yuga Labs, che peraltro ha recentemente “assorbito” anche i CryptoPunks. Stiamo dicendo che il 27.6% dell’intera Market Cap aggregata è riconducibile oggi ad un’unica azienda.

Un livello di concentrazione non dissimile da quanto siamo abituati a vedere nei settori dei motori di ricerca, dei social media e dell’e-commerce!

 

Per scoprire di più sulle collezioni presentate eccoti i link su Opensea:

 


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