Per chi muove i primi passi nell’acquisto di NFT, il rischio di essere vittime di una collezione copycat, il meccanismo più comune di scam (ovvero di truffa), è dietro l’angolo.
Ed è proprio del copycat che parleremo in quest’articolo: di collezioni di NFT che replicano le collezioni ufficiali, e che vengono create appositamente per indurre ad un acquisto di impulso, dando all’acquirente l’illusione di aver fortunatamente scoperto nel marketplace un vero affare.
Cos’è il copycat, lo scam più comune tra gli NFT
Ma, direte voi, non si dice sempre che la blockchain garantisce la trasparenza delle transazioni, l’autenticità degli NFT, la certezza della proprietà?
Si, è vero, la blockchain nasce proprio per evitare che una registrazione di dati possa essere manipolata, e in quanto tale rende sereni nell’effettuare acquisti di non-fungible token.
Anzi, se parliamo di arte, un NFT con un contenuto artistico è estremamente più affidabile di un’opera d’arte fisica per la quale, nella maggior parte dei casi, è impossibile tracciare i passaggi di proprietà, i prezzi di vendita precedenti, i proprietari passati. la reale provenienza.
Ma attenzione: gli NFT sono certificati digitali che, per quanto infalsificabili, fanno riferimento ad un asset, per lo più digitale (una immagine, un video).
E allora, se chi ha creato quell’asset digitale non ha i diritti sulla relativa proprietà intellettuale o di sfruttamento economico della stessa, inevitabilmente quell’NFT è un certificato vero di… qualcosa di falso!
Un esempio molto semplice?
Se il museo del Louvre creasse e vendesse un NFT che riproduce un’immagine digitalizzata della Gioconda, quell’NFT avrebbe un certo valore di mercato. Ma se lo facessi io, che non ho alcun diritto di sfruttamento economico sulla Gioconda, quell’NFT non avrebbe alcun valore.
Non solo: se riuscissi a venderlo, si sarebbe trattato di una vera e propria truffa, perché avrei illecitamente realizzato un ricavo, approfittando della buona fede di un compratore, e senza avere alcun diritto – perché non sono il Louvre – di realizzare profitti con quella immagine.
Per fortuna la stragrande maggioranza di questi copy cat vengono venduti su marketplace come Opensea a cifre irrisorie. Io stesso, muovendo i primi passi nel mondo degli NFT, sono caduto più di una volta nella trappola ma senza farmi troppo male, ed ho imparato allora come distinguere un NFT originale da un NFT copia, privo di valore intrinseco.
Un processo di apprendimento, nel mio caso, avvenuto senza mai cadere in trappole particolarmente costose in termini di cifre sborsate… ma purtroppo non è sempre così.
Per questo, partendo da questo articolo, e in futuri ulteriori articoli, ti darò una serie di suggerimenti per evitare che anche tu possa caderci, facendo tesoro della mia personale esperienza.
Anche perché, se piccole truffe del valore di alcuni dollari le riterrei quasi fisiologiche, persino pittoresche, trovo davvero odioso che qualcuno possa perdere invece cifre più consistenti.
La collezione di NFT “verificata”
Esempi di copycat se ne trovano purtroppo in abbondanza su Opensea, oggi il maggiore marketplace di NFT, dove tutti i neofiti inevitabilmente muovono i primi passi (senza per questo sminuire Opensea).
Per fortuna Opensea è abbastanza attento nel verificare alcune collezioni particolarmente pregiate, per le quali i truffatori si sbizzarriscono nel creare collezioni copycat, e quindi si rende necessario tutelare gli utenti.
La più nota collezione al mondo è la “Bored Ape Yach Club”, inaccessibile alla maggior parte di noi in quanto il floor price, ovvero il prezzo minimo per acquistare un NFT, è in questo momento di 108 Ether pari a circa $ 375,000.
Come vedete, Opensea ha inserito il simbolo azzurro di collezione verificata:
Simbolo che trovare applicato anche in ogni singolo NFT della collezione, come potete verificare personalmente cliccando sulla pagina di Opensea.
E quando la collezione non è verificata?
Purtroppo Opensea è letteralmente inondata dalle richieste di creatori di collezioni che richiedono che sia apposto il sigillo di “verifica” azzurro.
La conseguenza? Che tantissime collezioni, tutt’altro che copycat, non godono di questa certificazione da parte del marketplace.
Guardate ad esempio questa collezione: una replica del celebre “The Kiss” di Gustav Klimt, realizzata dal Museo Belvedere di Vienna che è proprietario a tutti gli effetti dell’opera.
Come potete vedere, Opensea non presenta la collezione come “verificata”, pur trattandosi di una collezione assolutamente ufficiale.
E allora è necessario fare un passo oltre la semplice ricerca del rassicurante bollino blu, e imparare a leggere la blockchain per avere ulteriori strumenti per proteggerci.
Come riconoscere la collezione di NFT copycat
Proviamo a complicare un po’ le cose.
Immaginiamo di essere interessati a valutare l’acquisto di un NFT della collezione “The Valkyrie“. Cerchiamo su Opensea e ci imbattiamo in due collezioni, molto simili, nessuna delle quali è verificata.
La prima è quella sotto riportata, e cliccando sull’immagine puoi aprirla su Opensea.
Ma sempre su Opensea si trova quest’altra collezione, a prima vista indistinguibile dalla precedente. Anche in questo caso, cliccando sull’immagine puoi visitarla su Opensea.
Per semplicità chiamiamo la prima collezione “A” e la seconda “B”.
Persino il testo descrittivo è uguale. L’unica differenza è nel nome della collezione, che per B include un trattino.
Ma quale delle due è la copycat?
Le regole basilari per evitare la trappola del copycat
Partiamo da alcune regole basilari, che ci aiutano. La prima l’abbiamo già incontrata, ma in questo caso non ci è utile.
Regola 1: controllare la presenza dal bollino di “verifica”
Ma per le nostre valchirie, Opensea purtroppo non ci aiuta ad orientarci, non avendo inserito il prezioso bollino che avrebbe sciolto immediatamente ogni dubbio.
Regola 2: confrontare i prezzi
Di solito, la collezione copycat mostra NFT con prezzi sensibilmente più bassi rispetto alla collezione originale. Questo per dare l’illusione, per chi si imbattesse in un NFT copycat, di avere davanti l’occasione della quale approfittare immediatamente, sollecitando quindi un acquisto d’impulso.
Ovviamente occorre leggere i prezzi con un po’ di attenzione. Gli scammer più furbi inseriscono qua e là nella collezione qualche prezzo credibile, più alto.
Nel nostro caso anche questa regola non serve a molto, perché la collezione B non ha un floor price evidenziato, mentre la collezione A ha un floor price estremamente basso. Però ce l’ha…
Andiamo avanti nel raccogliere indizi.
Regola 3: confrontare numero di possessori e numero di item.
Di solito le collezioni originali, nel caso di PFP ovvero “profile pictures” (e quindi nel nostro caso), contengono un numero elevato di items, anche 10,000. Difficilmente lo scammer dedica tempo e risorse per creare migliaia di item.
Confrontate le due collezioni: nella A ci sono 4,444 item, nelle mani di circa 1,600 possessori, mentre nella B ci sono solo 30 item, tutti in mano ad… un unico possessore.
Nel nostro esempio, già questo sarebbe sufficiente per decretare che la collezione B è una copycat.
Regola 4: confrontare la movimentazione nelle “activity”
Nella collezione A cliccate ora su “Activity” e si aprirà questa pagina.
Vedete da voi che per quanto non sia una collezione particolarmente ricca in termini di transazioni e di cifre, un po’ di movimentazione c’è.
Provate ora a cliccare nella collezione B su “Activity” e vedrete apparire questa pagina: nessuna transazione.
Anche questo è un indizio importante, perché è sostanzialmente impossibile che la collezione copycat possa generare più transazioni della collezione ufficiale.
Regola 5: controllare sui siti e canali social ufficiali
Guardate ora con più attenzione alla schermata della collezione A.
A destra in alto vedrete le icone con i link al canale Discord, a Twitter, al sito ufficiale.
Invece, per la collezione B nulla di tutto questo viene indicato!
Anche in questo, come per i precedenti, la regola non va interpretata in senso assoluto. In teoria un astuto scammer avrebbe potuto benissimo creare un falso account Twitter, attivare un falso canale Discord, creare un falso sito ufficiale… ma in pratica è molto raro che accada.
Chiarisco meglio.
I copycat? Alla fine, si tratta di uno scam piuttosto grossolano
Il perfetto scammer potrebbe creare una falsa collezione, composta di un elevato numero di item, creare sito e canali social, con finti account manipolare i prezzi e generare numerose finte transazioni… insomma, potrebbe aggirare tutte le regole viste prima.
Questo non vuol dire che non ci si possa difendere, anzi. Si tratterà solo di fare un passo in avanti, e imparare a leggere tra le righe della blockchain, cosa che faremo in un prossimo articolo.
Ma, come dicevamo, è molto raro che lo scammer sia davvero così accurato. Di solito queste collezioni copycat vengono create al volo, approfittando del momento “hot” del drop della nuova collezione, senza troppa accuratezza e senza dedicarci risorse e tempo.
In sostanza, il copycat fa leva sulla tempestività, sul provarci al momento giusto, quando c’è interesse intorno ad una collezione appena lanciata.
Pertanto, nella stragrande maggioranza dei casi, sarà più che sufficiente dare un’occhiata agli indizi segnalati dalle 5 regole appena viste per capire quale collezione sia quella originale e quale quella copycat.
Prima del prossimo articolo, ti lascio un esercizio per metterti alla prova.
In base a quanto abbiamo detto, quale di queste due collezioni è quella ufficiale “Dezuki”? Come vedrai subito, anche in questo caso Opensea non aiuta particolarmente, in quanto non ha apposto il bollino di verifica.
Collezione “Dezuki NFT”: clicca qui
Collezione “Dezuki”: clicca qui
La risposta? Nel prossimo articolo!
Come segnalare gli NFT fraudolenti: la funzione Report di Opensea
Prima di chiudere, ricordo che è sempre possibile, qualora vi imbattiate in una collezione copycat, segnalarla a Opensea. Prendiamo ad esempio questa collezione, denominata “BoredApeKennel Collection“, che imita quella ufficiale, la “Bored Ape Kennel Club“.
Capire che si tratti di un copycat è in questo caso estremamente facile.
Quella ufficiale ha un floor price, ovvero il prezzo da pagare per acquistarne l’NFT meno costoso, di ben 7.7 Ether, pari a qualcosa come € 23,000 mentre quella “fake” ha un floor price… inesistente, perché è stata creata ed abbandonata, e nessuno sta proponendo in vendita alcunché.
Se andate poi a vedere l’attività, scoprirai che per quella “fake” è avvenuta una sola transazione, per un valore ridicolo, che non raggiunge i 10 dollari.
Risultano poi, per quella fake, ben 2,600 item (pur sempre meno di quella ufficiale che ne conta 9,600), tutti nelle mani di soli 2 possessori!
A questo punto, immagina di essere indignato da questo ingenuo tentativo di truffa, e di essere intenzionato a segnalarla ad Opensea. Come fare?
Ti basta cliccare sui tre puntini indicati dalla freccia:
Apparirà un testo cliccabile, Report, affiancato da una bandierina. Clicca su Report, si aprirà un menu con il testo “I think this collection is…” (ovvero: penso che questa collezione sia) e potrai scegliere la voce che ritieni più corretta nel menu “Select a reason“. Ad esempio, potrai in questo caso selezionare “Fake collection or possible scam“.
Arrivederci al prossimo articolo, nel quale affronteremo dei copycat un po’ più insidiosi, che potremo però smascherare fornendoci si un nuovo prezioso strumento: Etherscan.
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