Ed ecco che metto le mani su un argomento inflazionato, davvero inflazionato.

Perché di articoli in rete sui migliori libri sull’argomento startup ne potete trovare tanti, tantissimi. Fin troppi.

Perché allora “oso” aggiungerne un altro alla moltitudine?

Primo, perché non ho nessun interesse personale nel presentare questi libri. Per intenderci, questo blog non partecipa al Programma di Affiliazione di Amazon, col quale si può guadagnare indirizzando utenti verso lo store per l’acquisto. Così come non troverete link ad altri siti di ecommerce.

Secondo, perché sono libri che ho letto. Tutti. Uno ad uno. Pagina per pagina.

Terzo, perché mi sento di poter fare una recensione onesta. Anche se li presento come i migliori libri, non mancherò di segnalare qualche aspetto che non mi convince.

Quarta e ultima ragione, perché sono un divoratore di libri di business e management, quindi come lettore sento abbastanza sereno di poter fare delle recensioni equilibrate.

Cominciamo?

The Startup Owner’s Manual – The Step-by-Step Guide for Building a Great Company

Pubblicato per la prima volta nel 2012. Due gli autori: Steve Blank e Bib Dorf. Lo spessore degli autori, da solo, è sufficiente a giustificarne la lettura.

Steve Blank ha iniziato la sua carriera a Silicon Valley nel 1978, accumulando così un’impressionante esperienza in fatto di startup. E in base a questa esperienza ha creato la metodologia del Customer Development, che ha dato un contributo decisivo alla nascita del movimento noto come Lean Startup. È docente in corsi di imprenditorialità nelle università di Stanford e Columbia.

Bob Dorf è uno startupper seriale, quindi un altro personaggio con un’importante esperienza sul campo alle spalle: ha fondato la sua prima azienda a 22 anni, creandone altre sei nel corso di un trentennio.

Ma veniamo al libro.

Tutto parte dalla prima frase che troverete nelle sue pagine: “Get out of the building!“, letteralmente: andate fuori dall’edificio.

Cosa intendono gli autori? Che è fin troppo rischioso costruire un’azienda sulla carta, affidarsi ad un business plan nato puramente su un foglio di Excel e su un deck in Powerpoint perché, come spiegano gli autori:

“nessun business plan sopravvive al primo contatto con i clienti”

La soluzione? Una metodologia, che gli autori definiscono Customer Development, basata su una serie di test utili per validare le ipotesi sulle quali si regge il modello di business della startup che intendiamo costruire.

In sostanza, attraverso un processo iterativo costruiamo gradualmente un modello di business funzionante, verificato da veri e propri esperimenti, e da dati certi. Minimizziamo così il rischio, evitando di riversare risorse in un progetto per il quale magari non esiste nemmeno “il cliente che paga”.

Quando parliamo dello “Startup Owner’s Manual” parliamo della “bibbia”: il libro che ha sistematizzato e connesso in un’unica metodologia tanti concetti oggi condivisi da tutti, quali pivot, MVP (Minimum Viable Product), validazione, e via dicendo.

Ve lo consiglio? Ho letto l’edizione originale in inglese, un volume di quasi 570 pagine che chiedono tempo per essere assimilate. Non è stata una passeggiata.

La mia opinione è che, per quanto il libro sia un vero pilastro nella “scienza delle startup”, è francamente impensabile che il classico startupper o aspirante startupper trovi il tempo per accingersi ad una lettura così impegnativa. Non che sia tempo perso, ma è obiettivamente irrealistico.

L’edizione italiana (che non ho letto), “Startupper: guida alla creazione di imprese innovative”, ammonta a un po’ meno: 400 pagine circa. E questo lo rende un po’ più “accessibile”. Però, costando l’edizione italiana quasi 50 euro contro i nemmeno 30 euro dell’edizione originale, pensateci bene prima di acquistarlo, visto che tra i commenti su Amazon leggo “peccato sia scritto in un italiano da far sanguinare gli occhi”.

Francamente, se davvero volete accingervi ad una lettura piuttosto impegnativa, al posto vostro resterei se possibile sull’edizione inglese.

The Lean Startup

L’autore è Eric Ries, che insieme con Steve Blank, uno degli autori del libro precedente, merita il titolo di “ideatore” del movimento noto come Lean Startup.

Anche Eric Ries è un imprenditore, e quindi parla dalla sua esperienza di prima mano col mondo delle startup.

Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2011, appena un anno prima del libro di Steve Blank e Bob Dorf. Il titolo completo è più lungo, ma indicativo: “The Lean Startup: How Constant Innovation Creates Radically Successful Businesses”.

La metodologia di cui parla nel libro è anche questa una metodologia iterativa, basata su test per validare le ipotesi sulle quali si regge il nostro progetto imprenditoriale. Eric Ries rappresenta la metodologia come un processo circolare, che gira continuamente passando tra 3 fasi: Build – Measure – Learn. Ovvero, costruisci, misura e impara. E il grande protagonista del processo è il prodotto stesso, ciò su cui si costruisce la startup.

A differenza di Blank, il focus di Ries è infatti sul prodotto, più che sul modello di business. Questo perché è convinzione profonda di Ries che senza “il Prodotto”, quello con la P maiuscola, quello che corrisponde davvero al bisogno insoddisfatto del cliente o che gli risolva un problema irrisolto, una startup sia destinata a fallire.

La prima fase, Build, è quella nella quale si costruisce un MVP, Minimum Viable Product, per verificare se la nostra idea di prodotto possa effettivamente funzionare sul mercato.

Si costruisce un esperimento per la validazione del nostro MVP e – Measure – si misura il risultato. Con l’accortezza di utilizzare metriche che Ries definisce “actionable”, ovvero siano davvero utili per capire concretamente.

L’autore segnala il rischio di cullarsi nel quantificare la performance del nostro MVP con “vanity metrics”, quelle che generano numeri che gratificano e illudono l’ego dei founders: ad esempio, generici dati di traffico sul sito, il cui trend può entusiasmare ma che non sono per nulla indicativi del potenziale di revenue del nostro prodotto.

E poi, proprio dall’esperimento effettuato si impara – Learn – perché, come spiega Ries:

“il primo vero obiettivo di una startup nella prima fase della sua esistenza non è generare fatturato o profitti, ma imparare come costruire un business sostenibile nel tempo”.

“The Lean Startup” è un libro snello, nell’edizione in inglese che ho letto ammonta a 300 pagine, scritte con un linguaggio più brillante e concreto della “bibbia” di Steve Blank. Per startupper ed aspiranti startupper è una lettura più accessibile, meno “time-consuming”, ad un prezzo che non arriva a 15 euro (e su Kindle non raggiunge i 4 euro). Meno strutturato del’ “The Startup Owner’s Manual”, è vero, ma è più facile che vi restino idee ben chiare.

È disponibile anche in edizione italiana, col titolo “Partire leggeri. Il metodo Lean Startup”.

Disciplined Entrepreneurship

È un libro apparso nel 2013, l’anno successivo a quello del lancio del libro di Steve Blank. In effetti questi primi tre libri dei quali vi parlo sono più o meno “coetanei”, probabile segno che subito dopo il 2010 si sentiva l’esigenza di sistematizzare – in una sorta di “scienza delle startup” – l’immensa esperienza di Silicon Valley dell’ultimo decennio, dal 2000 al 2010.

Se ci pensiamo bene, dopo il drammatico sgonfiamento della bolla speculativa delle cosiddette dot,com di inizio secolo, gli startupper avevano affrontato con maggiore maturità, metodo e concretezza, le sfide della creazione di imprese innovative. Probabilmente questo approccio meno euforico e più strutturato ha spinto alcuni di questi a divulgare e condividere il loro sapere, e il loro saper fare.

L’autore di “Disciplined Entrepreneurship” è Bill Aulet, direttore del Martin Trust Center del celebre MIT, che prima di tale prestigioso incarico ha un passato di 25 anni come startupper seriale.

Il libro schematizza in un percorso costituito da 24 precisi step la costruzione di una startup. Un percorso apparentemente rigido, con l’evidente intenzione di rendere l’imprenditore più… disciplinato, come suggerisce il titolo.

Si tratta di un volume di circa 260 pagine, più leggibile e più concreto persino di “Lean Startup” di Eric Ries. Ricco di illustrazioni un po’ “cartoonish”, non mancano vignette umoristiche, che rendono ancora più piacevole la lettura.

Meno noto, probabilmente perché non aggiunge niente di nuovo rispetto ai principi della Lean Startup predicati da Steve Blank ed Eric Ries. Pochissime le edizioni internazionali, e non esiste una edizione italiana. Ma questa minore notorietà – rispetto ai due best-seller precedenti – non deve ingannare.

Consiglio la lettura? Si, anche se il percorso in 24 step è di quelli che possono a volte creare un po’ di confusione. Ogni step ha perfettamente senso, ma manca una vera sequenza logica tra tutti i 24 step. Sarebbero pensabili sequenze diverse, un diverso ordine per quei 24 step, senza mettere per questo in discussione la sostanza del libro.

Personalmente non prenderei alla lettera il percorso suggerito dall’autore, che alla fine ricorda un po’ il gioco dell’oca (non scherzo, guardate un po’…).

Preferisco il raggruppamento che l’autore stesso propone nelle prime pagine, ripartendo i 24 step in 6 temi chiave: chi è il cliente? cosa possiamo fare per il cliente? come il cliente acquisterà il nostro prodotto? come generare ricavi dal prodotto? come progettare e costruire il prodotto? come scalare, infine, il business?

Manca poi un chiaro riferimento all’iteratività del processo di sviluppo di una startup, che invece è fortissimo nei due libri precedenti e che è un punto centrale della metodologia Lean Startup.

In breve, contenuti interessanti, taglio che più concreto non potrebbe essere, tanti esempi di estrema concretezza per mostrare come si calcola il Lifetime Value del cliente, il Customer Acquisition Cost, o il TAM (Total Addressakle Market). Spero solo che nessuno startupper davvero segua rigidamente la sequenza proposta da Bill Aulet, e la interpreti invece con flessibilità.

Zero to One. Notes on Startups, or How to Build the Future.

Questo è lo splendido titolo originale di “Da zero a uno”, libro che ho letto in edizione italiana.

L’autore è Peter Thiel. Chi è Peter Thiel? Mi piace soffermarmi un po’ di più sull’autore, in questo caso, perché è davvero un personaggio straordinario.

Nasce in Germania. La sua famiglia, per seguire il lavoro del padre, ingegnere, si sposta tra Stati Uniti e diversi paesi in Africa, in breve il piccolo Thiel cambia ben 7 scuole elementari. A 6 anni impara a giocare a scacchi, entrando anni dopo nella top 10 dei più forti scacchisti americani. A 10 anni la famiglia arriva in California. Cresce leggendo, da vero nerd, il meglio della fantascienza: Asimov e Tolkien.

Brillante in matematica, si laurea però in filosofia, a Stanford, e poi si specializza in legge. Va a New York ma poi molla tutto per tornare in California – siamo nel 1998 – dove fonda la sua prima startup. Confinity, che dopo un anno diventa quella che conosciamo come Paypal.

PayPal verrà successivamente venduta a eBay per $ 1.5 miliardi. Fonda successivamente Palantir, società di analisi dati. È tra i primi investitori in Facebook, Linkedin e SpaceX. Oggi il suo patrimonio ha superato i $ 2.5 miliardi.

Il libro non è un voluminoso trattato né un manuale. È un saggio di nemmeno 200 pagine, ricco di quello che gli americani chiamano “food for thought”. Ma non vorrei che si creino equivoci: stiamo parlando di un vero best-seller, nelle classifiche della categoria “business books”.

Non troverete metodologie, spiegazioni di come sviluppare un MVP, esempi di come calcolare il TAM. Se vi ho parlato a lungo dell’autore è proprio perché questo libretto riflette la sua ricchissima esperienza, il suo pensiero. Peter Thiel non spiega come fare una startup, ma parla del ruolo che la startup ha oggi nel cambiare il mondo, auspicabilmente in meglio. Del perché alcune startup creano valore, mentre altre distruggono valore. E del perché l’innovazione ha bisogno di startup.

In breve, se vi interessa un punto di vista quasi filosofico sul senso di dar vita ad una startup, è una lettura che consiglio senz’altro. Leggerlo – per me – è stato davvero piacevole e stimolante, ma non è detto che lo sia per tutti. Se siete alla ricerca di qualcosa del tipo “come creare una startup dal nulla e diventare multimilionari” meglio guardare oltre: avrete un’ampia scelta, anche se dubito che saranno soldi ben spesi.

Angel

Chiudo con un libro un po’ particolare, che è arrivato nella mia libreria un po’ per caso. Sconosciuto in Italia, disponibile solo in inglese.

Radicalmente diverso dai libri precedenti, quasi all’opposto del libro di Peter Thiel “Zero to one”. Il tema è, senza girarci tropo attorno, come diventare ricchi facendo da angel investor (in Italia si preferisce il termine business angel) di startup.

Il sottotitolo di “Angel” è eloquente: “Timeless advice from an angel investor who turned $ 100,000 into $ 100,000,000“.

Ma non lasciatevi ingannare. Si, d’accordo, l’argomento è quello: moltiplicare i propri soldi investendo in startup.  Ma per farlo, l’autore inserisce nelle 270 pagine tante di quelle riflessioni, aneddoti, esempi, che alla fine c’è da imparare. Insomma, non è il banale “Come diventare multimilionari aprendo una startup”.

Un libro divertente, di piacevolissima lettura, che però fa scoprire il mondo di Silicon Valley in un’ottica terribilmente cruda, onesta, lucida.

Non troverete grandi riflessioni alla Peter Thiel, ma vi focalizzerete su un aspetto cruciale della vita di tutte le imprese, e delle startup. Quell’aspetto che fa storcere a molti il naso, ma dal quale dipende la capacitò di sopravvivenza di una startup: la negoziazione.

Intorno ad una startup si muovono continue negoziazioni, che coinvolgono cofounder, startupper, angel investor, fondi di venture capital. Piaccia o non piaccia, è l’altra faccia della luna della vita di una startup. E ignorarla è pericoloso. Insomma, un libro che vi porta a fare un bagno di sano realismo, ricordando a tutti che nel fare startup gli attori coinvolti – oltre che portarvi nello spazio o creare intelligenze artificiali che migliorino le vostre vite – vogliono fare soldi, tanti soldi.

L’autore è Jason Calacanis, uno dei più importanti angel investor nel giro di Silicon Valley. Si presenta come uno venuto da Brooklyn, da una modesta famiglia, arrivato in Silicon Valley senza un MBA o un milione da investire, ma che ha saputo “farsi da sé” nel sottobosco di Silicon Valley. C’è da dargli retta.

Altri libri?

Si, certo. Ve ne segnalo altri, che godono di buona popolarità e apprezzamento, ma che non ho avuto modo di leggere.

Il già citato Steve Blank è autore anche di “The Four Steps to the Epiphany: Successful Strategies for Products that Win“. Gode di recensioni decisamente positive, ma risale al 2005, sette anni prima del libro che vi ho presentato all’inizio dell’articolo. L’universo delle startup è in evoluzione troppo rapida. Considerando che è stato scritto oltre 15 anni fa, ed è stato lanciato quando Facebook esisteva da meno di un anno… è una lettura della quale non sento il bisogno. Ma non posso non segnalarlo, perché il movimento Lean Startup affonda le sue origini in questo libro.

Eric Ries, autore invece del best seller “The Lean Startup”, ha scritto poi nel 2017 un secondo libro: “The Startup Way: How Modern Companies Use Entrepreneurial Management to Transform Culture and Drive Long-Term Growth“. Sarei curioso di leggerlo, perché ho apprezzato il precedente e perché Ries ha uno stile di scrittura snello e concreto. Ma la sensazione al momento è che questo secondo libro viva un po’ sulle spalle del precedente, e non mancano recensioni negative. 

Mi stuzzica di più, invece, “Surviving a Startup: Practical Strategies for Starting a Business, Overcoming Obstacles, and Coming Out on Top” di Steven Hoffman, altra celebrity a Silicon Valley, CEO di uno dei più importanti acceleratori al mondo, Founders Space. Libro del 2021, quindi decisamente fresco.

E voi, avete libri da segnalare? Scrivetemi pure le vostre opinioni e suggerimenti, contattandomi su Linkedin. Sono davvero curioso di scoprire altre pubblicazioni valide sull’argomento, in particolare buoni libri di autori italiani.

 

 

Per altri articoli su libri di management e business in questo blog leggi anche:

“Strategia di business: 3 libri imperdibili”

“Management: 3 libri imperdibili”

Sull’argomento startup da segnalare anche:

“Le cause di fallimento delle startup”

 

 

 

 

 

 

 

 


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