Il Viaggio dell’Eroe: le origini
Joseph Campbell (1904-1987) è stato il più grande studioso di mitologia comparata di tutti i tempi. Il suo saggio “L’eroe dai mille volti“, pubblicato la prima volta nel 1949, ha rappresentato un gigantesco passo in avanti nello studio della mitologia.
L’autore aveva intuito che in tutti i miti, fiabe popolari, racconti religiosi, esistono degli elementi comuni che attraversano culture e tempi pur tra loro tra loro lontanissimi. Questo perché i personaggi e le narrazioni nascono da archetipi (concetto individuato dallo psicoanalista e antropologo Carl Gustav Jung) che sono nell’inconscio collettivo.
In particolare, Campbell descrisse una struttura narrativa comune in tutte le narrazioni nelle quali vi è la figura di un eroe (avventuroso, tragico, comico o romantico che sia). Una struttura divisa in ben 17 tappe dettagliate che sono raggruppate in tre fasi. Nella prima fase, la Partenza, il protagonista riceve un appello – che inizialmente rifiuta – affinché parta per un lungo viaggio in un mondo ignoto. Nella seconda, l’Iniziazione, il protagonista – una volta convintosi a varcare la soglia – deve superare una serie di prove, ricevendo in premio un dono. Nella terza e ultima fase, il Ritorno, il protagonista tornerà nel suo mondo portando con sé il dono, e trasformato in eroe. Una struttura quindi circolare, nella quale il punto di arrivo coincide col punto di partenza.
Questa sequenza non è solo una architettura narrativa, ma è anche ciò su cui si basano i riti di iniziazione: l’iniziato affronta un prova nella quale simbolicamente muore per poi risorgere in nuova forma. Questa è un’ulteriore dimostrazione di quanto questo percorso narrativo si basi su elementi profondi nell’immaginario collettivo.
L’applicazione nello storytelling
Christopher Vogler (1949), sceneggiatore di Hollywood, in particolare per le produzioni Disney e Fox, nonché docente alla UCLA, fu illuminato dalla lettura de “L’eroe dai mille volti” e provò a verificare se le scoperte del Campbell potessero ritrovarsi nelle storyline dei film. Vogler analizzò oltre seimila sceneggiature e scrisse una sua guida, “Il viaggio dell’Eroe – La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema” nella quale, con approccio pragmatico, ricavava dagli studi di Campbell un modello narrativo fatto di personaggi archetipici (l’eroe, il mentore, il guardiano della soglia, l’ombra, il messaggero, e altri) e di una sequenza, appunto il Viaggio dell’Eroe, costituito da 12 tappe, quindi semplificando e accorpando le 17 tappe individuate in origine dal Campbell.
Il libro di Vogler è divenuto rapidamente un importante punto di riferimento per larga parte degli sceneggiatore statunitensi, in quanto permette di creare una narrazione usando come bussola una serie di archetipi profondamente radicati in ogni audience. Il Viaggio dell’Eroe descritto da Vogler si può ritrovare non solo in un film, ma anche in una serie tv, in un romanzo, in una storia a fumetti. E in termini di genere, non deve essere necessariamente un’avventura: può essere una commedia, una storia romantica, un dramma, e molto altro.
Si tratta di un modello narrativo che va ben oltre il cinema, anzi può costituire una piattaforma per ogni storyteller, per garantirsi di toccare con la narrazione delle corde profonde nell’audience di riferimento. E non parliamo solo di libri: in un’era di content marketing, è uno strumento prezioso anche per chi sviluppa e comunica narrazioni per l’azienda (di prodotto, di brand, etc).
Veniamo ora alle dodici tappe, per ognuna delle quali faremo degli esempi tratti da celebri film. Il viaggio ha inizio.
Un viaggio circolare in 12 tappe.
- Il mondo ordinario. Rocky vive una vita mediocre da pugile fallito prima di essere sfidato da Apollo Creed.
- La chiamata all’avventura. In Star Wars – A New Hope, Luke Skywalker incidentalmente trova una richiesta di aiuto da parte della Principessa Leia.
- Il rifiuto della chiamata. Neo, in Matrix, è inizialmente scettico verso le chiamate che gli giungono da Morpheus.
- L’incontro con il mentore. In Harry Potter e la pietra filosofale, Hagrid accompagna all’inizio del suo viaggio il piccolo Harry.
- Il superamento della prima soglia. Ne’ La Compagnia dell’Anello, Frodo parte per il suo viaggio allontanandosi per la prima volta dal suo villaggio.
- Prove, alleati e nemici. In Harry Potter, il piccolo mago entra nella Scuola di Hogwarts incontrando amici (Ron), nemici (Malfoy), e affrontando le prime prove (la partita di Quidditch).
- L’avvicinamento alla caverna più profonda. In Jurassic Park i protagonisti si addentrano sulle jeep all’interno del parco, ignorando che troveranno il T-rex libero dai recinti elettrificati.
- La prova centrale. Harry Potter, entrato nella botola, affronta con i suoi amici una serie di prove, quali la partita a scacchi vivente.
- La ricompensa. King Kong, il gigantesco gorilla vero protagonista della storia, dopo lo scontro col tirannosauro riceve l’affetto di Fay Wray, e da rapitore diventa ora protettore.
- La via del ritorno. In Avatar, Jake Sully esce vittorioso dalla battaglia finale ma non sa che l’avventura non è finita, in quanto a breve si scontrerà con nemico, il colonnello Quaritch, in un’ultima sfida mortale.
- La resurrezione. In Star Wars Luke Skywalker nella battaglia finale rischia la vita per far fuoco sulla Morte Nera distruggendola per sempre.
- Il ritorno con l’elisir. In Rocky, il protagonista esce vincitore morale dal match contro Apollo Creed, ed è acclamato dalla folla come il vero campione.
Schematicamente, il Viaggio si presenta come un percorso circolare (come aveva già chiarito il Campbell).
Ma una volta che il protagonista è tornato al suo mondo, nulla è più come prima. Egli ha superato prove difficili che gli hanno permesso di assumere una nuova identità, diventare un Eroe, e tornare al punto di partenza ma con una diversa coscienza di sé, e con un nuovo potere (simbolicamente, l’Elisir) nelle sue mani.
Un modello narrativo flessibile
Naturalmente nella realtà non accade quasi mai che una narrazione ricalchi in maniera precisa le 12 tappe del Viaggio dell’Eroe. Il modello narrativo non è una gabbia pensata dal Vogler per rendere rigido e meccanico lo sviluppo creativo di una storia, anzi. Nella maggior parte dei casi, alcune tappe passano in secondo piano, sono molto sfumate (a parte alcune tappe che sono fondamentali, come il Mondo Ordinario, il Superamento della Prima Soglia, o la Resurrezione).
Oppure l’autore può giocare con alcune tappe e distorcerle intenzionalmente, per creare un effetto comico, o un effetto sorpresa, o per altre finalità. O a volte alcune figure, come il mentore, non sono un personaggio ma un evento (come un momento di illuminazione o una nuova esperienza) o un oggetto (come un libro). Ma se farete attenzione la prossima volta che vedrete un film (o anche leggerete una fiaba), vi accorgerete che più o meno occultata nelle pieghe della sceneggiatura non manca mai un Eroe in viaggio.
Un esempio dettagliato di riconoscimento del modello narrativo descritto in un celebre film, “Harry Potter e la pietra filosofale”, lo potrete trovare nell’articolo “Il Viaggio dell’Eroe, spiegato con Harry Potter“.
Ma il modello di Campbell si applica anche alle più recenti serie di successo televisive, che nonostante alcuni passaggi complessi nello sviluppo narrativo, a ben guardare non fanno eccezione. Un caso che merita attenzione è quello di una recente serie Netflix di produzione sudcoreana che ha ottenuto un enorme e inaspettato successo internazionale, che ho avuto modo di analizzare nell’articolo “Storytelling: il Viaggio dell’Eroe in Squid Game“.