Strategia aziendale e scacchi: cosa hanno in comune?

Da appassionato del gioco [1] da quasi quattro decenni, e da consulente aziendale in particolare per la strategia di marketing, questa è una domanda che mi sono più volte posto. Domanda alla quale a lungo non ho sono riuscito a dare una risposta chiara. Ma facciamo un passo indietro.

Gli scacchi sono un gioco nel quale è possibile un numero di combinazioni che umanamente non possiamo realmente comprendere. Provate a cercare un po’ in rete, e scoprirete che sostanzialmente il numero di partite possibili sarebbe ampiamente superiore del numero di atomi che si stima che esistano nell’universo [2]. Stiamo dicendo che anche se tutte le persone al mondo dedicassero la loro intera esistenza a giocare di continuo, non basterebbero miliardi di anni (ammesso che l’umanità possa esistere per miliardi di anni!) per giocare tutte le partite possibili.

 

Strategia, scacchi e teoria dei giochi

Questo non vuol dire che gli scacchi non rientrino nella Teoria dei Giochi, e che quindi non sia possibile identificare un modello matematico che ottimizzi le possibilità di vittoria. Questo è stato dimostrato dal fatto che oggi tutti i più noti motori scacchistici (Stockfish, Komodo, Fritz etc) sono ormai in grado di battere con facilità il campione del mondo e ogni futuro campione del mondo [3].

Ma la Teoria dei Giochi può essere in concreto applicata solo fino ad un certo punto a quel gioco che chiamiamo strategia aziendale o piuttosto – in ambito più ristretto – alla strategia di marketing [4]. Perché mentre in un gioco come gli scacchi le variabili, per quanto numerose, sono sostanzialmente omogenee e dettate da regole immutabili, in un sistema economico le variabili – che sono per ovvi motivi molto più numerose – sono inoltre tra loro estremamente eterogenee e spesso nemmeno quantificabili.

In altre parole, se siamo in grado almeno di stimare il numero possibile di partite di scacchi, il numero possibile di situazioni che potrebbero invece determinarsi anche in un mercato molto ristretto e ben identificato sarebbe semplicemente incalcolabile. Non solo: tutti i mercati sono alla fine in correlazione tra loro, non esistono mercati che vivono sotto una cupola di cristallo che li separa dal mondo esterno.

 

 

Lo stratega aziendale come giocatore: guardare in avanti e ragionare a ritroso

E allora possono gli scacchi, che sono un gioco complesso ma pur sempre razionale e inquadrabile in un modello matematico, insegnare qualcosa a chi fa strategia aziendale? La risposta più immediata sarebbe apparentemente: no.

La strategia scacchistica è una strategia sostanzialmente “geometrica”, la strategia aziendale si muove su un piano ben più complesso di quello bidimensionale. E più in generale la Teoria dei Giochi ha evidenti limiti applicativi nell’ambito aziendale.

Ma qualcosa su cui riflettere c’è.

La strategia, come concetto, consiste fondamentalmente nel pianificare il futuro. Comprendere le lezioni dal passato è fondamentale, ma sarebbe del tutto sbagliato pensare che guardando al passato sia possibile prevedere il futuro. Perché il futuro sarà sempre diverso dal passato.

Per questo i grandi strateghi non si limitano a guardare indietro per poi ragionare in avanti. Seguono il percorso inverso. Guardano in avanti e ragionano a ritroso. Non a caso quando parliamo di personaggi come Steve Jobs, Bill Gates [5] e Jeff Bezos parliamo di visionari.

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Un giovanissimo Steve Jobs con un Apple II sul quale gira un programma di scacchi.

Questa osservazione sul flusso temporale del pensiero strategico è confermata dagli studi di David Yoffie, Professore di International Business Administration alla Harvard Business School: il grande stratega ha la capacità di visualizzare dove vorrebbe portare l’azienda in un futuro temporalmente ben definito e quindi ragionando a ritroso. E così facendo, ha la capacità di fissare vincoli e priorità, e quindi identificare le azioni da compiere affinché quella visione (finale ma punto di partenza!) si concretizzi.

Questo è un parallelo molto interessante con la pratica agonistica scacchistica ai massimi livelli, dove il giocatore ha la capacità di visualizzare lo scenario nel quale portare i pezzi propri e dell’avversario, e poi a ritroso identificare cosa occorra fare per portare la scacchiera in quella direzione.

 

 

Muoversi tra futuro e passato raccogliendo e interpretando le informazioni

Naturalmente né i grandi strateghi né i grandi giocatori hanno il dono della chiaroveggenza. Gli stessi Gates e Jobs hanno in passato enunciato profezie rivelatesi del tutto errate. Si pensi ad esempio a come Microsoft si sia mossa in maniera confusa nei confronti della nuova economica digitale.

Ma i grandi strateghi sono comunque sempre focalizzati sul futuro, usando al meglio le informazioni in quel momento disponibili (su mercato, clienti, competitor, tecnologie etc) per immaginare un obiettivo a lungo periodo sul quale pianificare e investire oggi risorse. Guardare avanti e ragionare a ritroso.

Questo concetto di usare le informazioni, ovvero raccoglierle e interpretarle, è cruciale. Si guarda in avanti in particolare per prevedere le esigenze del cliente sul quale si costruisce il business, e si guarda a ritroso per comprendere quale sia la capacità dell’azienda di corrispondere a tali esigenze. In questo continuo confronto le informazioni sono ciò su cui si basa la correttezza dell’intero impianto strategico.

 

 

Occasioni e flessibilità: lo stratega come opportunista

Non solo. I grandi giocatori di scacchi sanno anche, al momento giusto, capire (o intuire?) di essere di fronte ad un’opportunità e quindi sanno essere capaci di rivedere i propri piani con flessibilità, per non perdere un’occasione imprevista ma irripetibile.

Agli inizi della storia di Microsoft Bill Gates non aveva intenzione di occuparsi di sistemi operativi (OS), ma quando IBM contattò la Microsoft per chiedere lo sviluppo di un OS per gli IBM PC, Gates capì l’occasione storica che gli si presentava inaspettatamente.

Lo stratega aziendale non può vivere chiuso nell’empireo della Strategia con la S maiuscola. Sarebbe come se il grande maestro di scacchi, di fronte all’errore dell’avversario, rimanesse rigido sull’impianto strategico che ha fissato, rinunciando ad un’imprevista occasione tattica per accelerare la vittoria.

 

 

La vera sfida: tradurre la vision in realtà

Altro punto che accomuna i grandi giocatori di scacchi ai grandi strateghi è l’execution. Non basta essere visionari: la visione deve diventare realtà. E il duro lavoro dell’execution è reso ancora più complesso dal fatto che il quadro in cui ci si muove non resta immutato.

Entrano nuove tecnologie e competitor, e occorre – anche se manteniamo intatta la nostra vision che potrebbe essere persino rimessa in discussione –  rivedere opportunamente le azioni necessarie per la sua concretizzazione nel lungo periodo. Così come, sulla scacchiera, il nostro avversario non starà certo fermo a guardarci realizzare i piani che abbiamo in mente.

 

 

Conclusione

Se quindi è vero che gli scacchi, e più in generale la teoria dei giochi, hanno un loro limite come strumento interpretativo delle dinamiche di mercato, è vero che rappresentano un formidabile paradigma che ben rappresenta il processo strategico.

Raccolta di informazioni dalla scacchiera, analisi delle stesse ed elaborazione di una visione futura, pianificazione delle mosse, esecuzione, analisi e interpretazione della risposta dell’avversario, eventuale affinamento della visione ed eventuale revisione dei piani, capacità di cogliere al volo le opportunità che nascono dall’errore dell’avversario… hanno molto da insegnare. E chissà se in futuro l’evoluzione dell’AI che gli scacchi hanno contribuito a stimolare [3] consentirà di utilizzare algoritmi potentissimi sviluppati per il gioco (come Alphazero) in simulazioni di situazioni aziendali.

Ma torneremo a ragionarci ancora in futuro.

Tre grandissimi strateghi della scacchiera. Da sinistra a destra. Magnus Carlsen, attuale campione del mondo, Bobby Fisher, lo scacchista più celebre di tutti i tempi, e Garry Kasparov, da molti ritenuto il più forte giocatore di sempre.

 

NOTE

[ 1 ] per chi volesse incontrarmi nel mio alter ego di giocatore, in un momento in cui i tornei sono sospesi, mi può trovare sul popolare sito chess.com (e sfidarmi). Nessuno pseudonimo: cercate GianlucaLandone

 

[ 2 ] un calcolo delle possibili combinazioni sulla scacchiera è dato dal “numero di Shannon“, che sarebbe comunque incalcolabile e non inferiore a 10123  mentre il numero di atomi nell’universo sarebbe “solo”  1080

 

[ 3 ] non solo: recentemente è stato creato un algoritmo, Alphazero, che è stato in grado di auto-apprendere il gioco in sole 4 ore e quindi di battere ogni motore scacchistico esistente. Per gli appassionati di AI suggerisco la lettura dell’articolo sul blog della società che ha creato Alphazero.

 

[ 4 ] per approfondimenti sul concetto di strategia aziendale vi consiglio un mio precedente articolo che lo confronta con il concetto di modello di business. Segnalo inoltre ulteriore articolo specifico sulla strategia di marketing.

 

[ 5 ] a proposito di Bill Gates, ho voluto usare per l’articolo un’immagine della sua divertente partita contro il fenomenale campione del mondo Magnus Carlsen, giocata durante un talkshow nel 2014. Durata della partita: 12 secondi e 9 mosse prima che Bill prendesse scaccomatto. Per il video completo, imperdibile, guardate su Youtube.


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