Che cosa è la Bamboo Strategy. ovvero la Strategia Bambù? È un nuovissimo framework strategico che è stato recentemente proposto da Véronique Nguyen, docente di Strategic Management all’Università HEC Paris.
La Strategia Bambù nasce da un’analisi del contesto moderno. Un contesto in rapida e incerta evoluzione sotto la pressione di macrotrend tecnologici, sociali e ambientali scarsamente prevedibili. Un contesto nel quale le classiche teorie strategiche appaiono obsolete.
La debolezza della teoria strategica classica
Si prendano ad esempio le strategie generiche di Michael Porter, Si basano sul raggiungimento di un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo, che sia in termini di costo o di differenziazione dell’offerta oppure di presidio di una nicchia. Ma oggi l’idea che un vantaggio competitivo acquisito possa essere effettivamente sostenibile nel tempo sembra semplicemente anacronistica.
Più recentemente ha raggiunto ampia popolarità la più moderna Strategia Blue Ocean, ovvero la strategia oceano blu. È basata sull’idea di creare un nuovo mercato, con nuove regole del gioco, evitando l’affollamento competitivo degli “oceani rossi”. Ma in un contesto in rapido cambiamento l’azienda che è stata capace di creare il suo “oceano blu” godrebbe di un vantaggio competitivo non durevole. In quanto tempo oggi un oceano blu si affollerebbe nuovamente divenendo un oceano rosso?
In sostanza abbiamo davanti teorie che viste nel lungo periodo si dimostrano fragili. Fragili in quanto basate su vantaggi competitivi piuttosto illusori. Il vero vantaggio competitivo non è in ciò che vediamo esternamente, come la capacità di produrre a costi inferiori, ma in qualcosa di meno visibile perché collocato all’interno dell’azienda.
È per questa ragione che abbiamo bisogno di un nuovo framework strategico: per analizzare e proporre strategie di business in un ambiente ad elevata complessità, incertezza e rapida evoluzione
Lo sviluppo del bambù
E ora attenzione, perché prima di procedere usciremo per un attimo dalla scienza della strategia aziendale per una rapida ma indispensabile escursione nella scienza della botanica.
Certamente sapete cos’è un bambù, e avrete più volte visto questa pianta molto caratteristica. È un’arbustacea che si sviluppa verso l’alto con nodi, al di sopra delle radici, e steli che partono dai nodi. Steli, noti come canne, che possono crescere solo per pochi centimetri o anche per altezze ragguardevoli. Sino a 40 metri in certi casi. Ma questo è quanto vedete esternamente.
In realtà le diverse canne appartengono ad una stessa pianta, che estende le sue radici in maniera fitta in orizzontale, appena sotto il terreno.
Lo vedete sotto, nello schema come nella foto di un bambù estratto dal terreno. Un’unica radice orizzontale, più nodi da cui partono le canne di bambù.
Per questa sua peculiarità è una pianta capace di attecchire e allargarsi rapidamente, e pur proveniente dall’Asia è diffusa in Africa ed America, In sostanza, al di là della sua eleganza, è una specie altamente invasiva. Ma in questo contesto diamo al termine invasivo un significato positivo: il bambù è una pianta adattabile, vitale, in continuo sviluppo.
Cosa è una azienda-bambù
Come detto, abbiamo sotto una intricata rete di radici che si estendono, senza che lo vediamo, in orizzontale. Mentre all’esterno quello che si vedrà sarà solo una fitta serie canne di bambù che crescono in verticale.
La Bamboo Strategy ovvero la Strategia Bambù si chiama così perché utilizza come paradigma la modalità di crescita di queste piante. Ma prima di parlare di Bamboo Strategy, parliamo prima di azienda-bambù.

Abbiamo in basso le radici. Cosa sono? Sono le competenze strategiche e gli asset strategici dell’azienda. Questi si moltiplicano e si estendono intrecciandosi anche in nuove partnership e collaborazioni nell’ambito di ecosistemi e network. E spesso sono competenze e asset poco visibili dall’esterno, eppure sono la vera base dell’azienda. Una piattaforma organica, dalla quale parte ciò che è visibile: la presenza sul mercato.
Dalle radici partono infatti i nodi sui quali si sviluppano verso l’alto gli steli, le canne di bambù, che non sono altro che i diversi business dell’azienda. Per ogni business abbiamo un proprio modello di business, e ogni canna potrà essere più o meno alta.
Le canne alte metri e metri sono il core business dell’azienda, e sono affiancate da canne molto più corte: business nuovi, il cui sviluppo è ancora incerto, oppure business che non sono ancora decollati.
Quando nasce un nodo sopra la radice noi non sapremo mai se da quel nodo verrà fuori una canna di bambù alta pochi centimetri piuttosto alta 40 metri. Ma non per questo il bambù rinuncia a far proliferare nodi al di sopra delle radici. La fittissima ragnatela orizzontale di radici serve proprio a quello: a creare una base solida dalla quale generare una serie di nodi e canne.
Guardando all’azienda-bambù, scopriremo asset e competenze strategiche dai quali partono sia i core business che le continue sperimentazioni di nuovi business, con nuovi modelli di business. Qualcuna di queste nuove sperimentazioni potrebbe un giorno, con un modello di business adeguato a quel mercato, crescere al punto tale da soppiantare il core business, quella che fino ad allora era la canna più alta.
L’azienda-bambù e l’azienda-cristallo
Ma le aziende-bambù, soprattutto nel mondo corporate, sono rare. La maggior parte delle aziende mostra delle strutture a cristallo: strutture statiche, rigide, prive di vitalità. E non importa se siano strutture funzionali, divisionali o a matrice.
Sono in ogni caso strutture organizzative che massimizzano l’efficienza delle operazioni in un modello di business consolidato. Queste strutture nascono per garantire un ROI continuativo, senza rischio, agli investitori, ed una regolare lusso di valore verso il cliente.
La maggior parte delle aziende corporate mostrano strutture a cristallo, eppure sanno bene che siamo in un mondo che richiede organizzazioni agili e flessibili, capaci di gestire anzi anticipare il cambiamento!
La Bamboo Strategy, quindi, è strettamente connessa a modelli di impresa altamente flessibili, sul paradigma del bambù: sotto una ricchezza di competenza e asset in continuo accrescimento, e sopra un proliferare di modelli di business sperimentali per esplorare nuove opportunità di crescita.
Soltanto l’azienda-bambù, e non l’azienda-cristallo, è capace di sopravvivere e continuare a svilupparsi nel lungo periodo. Perché non basa il suo successo su un vantaggio competitivo temporaneo, ma su competenze e asset che sono nel DNA dell’azienda. Forse poco visibili all’esterno, ma sono quelle che fanno davvero la differenza in uno scenario competitivo proiettato verso il futuro.
L’azienda-cristallo sa di aver bisogno di agilità per sopravvivere, ma questa sua struttura perfetta per l’efficienza operativa le impedisce di re-inventarsi, esplorare e sperimentare. I suoi stockholder potranno dormire sonni tranquilli nel breve periodo, ma nel lungo periodo i cristalli, a causa della loro rigidità, esploderanno in mille pezzi davanti al cambiamento.

E di aziende-cristallo che si sono disintegrate all’improvviso ne abbiamo viste tante, in passato. Qualche nome? Kodak, Blockbuster, Polaroid, Toys R Us, E tante altre ne vedremo…
Un esempio di azienda-bambù: Amazon
Amazon invece rappresenta il perfetto esempio di azienda-bambù che ha perseguito nel tempo una Strategia Bambù.
Amazon ha degli asset e delle competenze formidabili che fanno da radici e che si sono accresciute nel tempo. Ne cito solo due: big data e tecnologia, più in concreto (ma non solo) i dati dei clienti e la potenza dei suoi server.
Quanti business, con relativi modelli di business, ha fatto proliferare nel tempo partendo da queste radici? Tantissimi, proprio come tante canne di bambù che si generano da una comune radice. Alcuni sono cresciuti sino ad altezze vertiginose: l’e-commerce, Amazon Marketplace, Amazon Web Services (AWS).
Ma quanti nodi non si sono mai sviluppati? Molti di più: Amazon Auctions, zShops, Fire Phone, e via dicendo.
Ad esempio, recentemente ha fatto notizia il fatto che Amazon ha aperto un salone parrucchiere a Londra. Avrà uno sviluppo futuro o no? Non importa: è solo uno dei tanti nodi che vengono generati dalle potenti radici di Amazon. E alla fine il segreto del successo secondo la Strategia Bambù non è in quello che vediamo all’esterno, ma nelle radici nascoste: competenze e asset. La piattaforma per innovare continuamente.
Certo, in origine gli investitori di Amazon erano perplessi per questa strategia che non massimizzava il cash flow derivante da un core business che cominciava a funzionare. Forse avrebbero preferito aver investito in un’azienda-cristallo, che dà certezze ed è avversa al rischio.
Ma certamente si saranno ricreduti nel tempo sul valore dell’approccio sperimentale di Jeff Bezos: generare continuamente nuovi modelli di business in nuovi mercati, alla continua ricerca di opportunità.

Altri esempi noti di aziende che hanno applicato la Bamboo Strategy?
Netflix, che è passata dalla distribuzione postale dei DVD allo streaming e poi alla produzione di contenuti.
Apple, che nel tempo ha lanciato continuamente nuovi business, nel mercato dei PC, dei device digitali per l’ascolto musicale, della commercializzazione di contenuti musicali digitali, degli smartphone, dei contenuti televisivi.
Netflix, Amazon e Apple sono esempi di imprese che accrescono nel tempo i loro asset, il loro know-how, mentre in parallelo affrontano il cambiamento esterno ricercando nuove opportunità.
Cosa significa Bamboo Strategy o Strategia Bambù
Ormai avrete capito che i due concetti che organizzazione-bambù e Strategia Bambù sono indissolubilmente legati: non è pensabile una strategia-bambù per una azienda-cristallo!
Quindi, in cosa consiste la Strategia Bambù? Consiste nel focalizzarsi su due direttive strategiche:
(1) continuare ad accrescere le radici (asset e competenze), comprendendo che è lì il vantaggio competitivo vero nel lungo periodo
(2) continuare ad esplorare le opportunità, guardando al futuro, sperimentando modelli di business sempre nuovi, abbracciando il rischio.
Ciò che conta è che questa sperimentazione (i nodi esterni) contribuiscano allo sviluppo della learning curve (curva di apprendimento) dell’impresa. E quindi all’estensione e consolidamento delle competenze ed asset (le radici), anche quando la sperimentazione dovesse fallire.
Bamboo Strategy: i 7 principi-guida per il successo della Strategia Bambù
Véronique Nguyen, la docente della HEC Paris prima citata, evangelist della Bamboo Strategy, ha stilato le 7 principi-guida. Delle regole da rispettare affinché la Strategia Bambù abbia effettivamente successo. Ve le spiego molto in concreto, stando alla larga da terminologie tecnicistiche, da addetti ai lavori. Vediamole.
Regola #1: l’innovazione e l’esplorazione richiedono risorse finanziare ed umane dedicate. Non si fa innovazione nei ritagli di tempo e a costo zero.
Regola#2: la velocità è il criterio fondamentale. L’azienda deve anteporre la tempestività al rischio di errore. Meglio un prototipo imperfetto di un modello di business già attivato, che perdere il momentum.
Regola#3: priorità strategiche poche e chiare. “Keep things simple” è il mantra dell’azienda-bambù.
Regola#4: delega. I manager devono saper delegare il lavoro di esplorazione e sperimentazione ai team multi-disciplinari, che costruiremo per pilotare la strategia di innovazione dell’azienda (i nodi da far proliferare sopra le radici). Non rallentarli né soffocarli per esigenze di controllo, come avviene nelle aziende-cristallo.
Regola#5: divertitevi. Pensate a progetti anche originali e stimolanti. Sorprendete i clienti e i partner. Ricercate il WOW effect.
Regola #6: non lasciatevi prendere dall’ansia del risultato. Accettate l’idea che i risultati… capitano quando non ce lo aspettiamo. Create per i team un ambiente che consenta la sperimentazione, le interazioni, e una cultura aperta al rischio.
Regola #7: coinvolgete nei team anche le persone che appaiono fuori dal coro. Quelle persone capaci di pensare con la propria testa, di essere propositive a costo di andare controcorrente. Insomma, quelle persone creative che spesso sono scarsamente apprezzate in un’azienda-cristallo perché non allineate ai criteri di massimizzazione dell’efficienza operativa. E nei team, lasciate fuori gli yes-men.
Tutto chiaro? Se leggendo queste 7 regole, forse ingannati dalla parola “divertitevi”, la Bamboo Strategy vi sarà sembrata una passeggiata, chiariamo bene un paio di punti…
Bamboo Strategy: perché la Strategia Bambù non è facile da realizzare?
Sulla carta sembra tutto molto stimolante. Verrebbe quasi voglia di lasciarsi alle spalle le teorie classiche di Michael Porter come pure la più recente Strategia Oceano Blu. Ma attenzione.
Creare un’azienda-bambù significa creare un’organizzazione realmente agile, capace di sfruttare la disruption anzi di generare disruption a proprio vantaggio, perché le radici sono ben salde sul terreno, e non conta se il singolo nodo non si evolverà mai in una canna di bambù. Insomma, un’azienda protesa verso il futuro, capace di trasformare il rischio in opportunità.
Ma non è così semplice. Investitori, affamati di ROI, e financial manager, ansiosi di controllo e programmazione, inevitabilmente faranno resistenza, soprattutto in una azienda corporate, tipicamente strutturata “a cristallo” e alla ricerca della massima efficienza col minimo rischio.
La Bamboo Strategy richiede una organizzazione da azienda-bambù, e a sua volta una organizzazione a bambù richiede una cultura aziendale bambù! E la cultura aziendale è l’elemento in assoluto più difficile da gestire e modificare.
Quindi attenzione, se avete a che fare con un’azienda-cristallo, a non avventurarvi prematuramente in una Strategia Bambù. Valutate piuttosto la Strategia Ocean Blu, che sarebbe già qualcosa di notevole. E nel dubbio, restate sempre sui fondamentali: le care vecchie strategie generiche di Michael Porter di cost leadership, differenziazione e nicchia.
Un ultimo punto, non meno importante. La Strategia Bambù funziona solo a condizione che le radici siano fitte, salde, ben estese, e in continuo sviluppo. Se pensate di avere un grande know-how tecnologico che vi consente di essere sempre un passo avanti rispetto alla concorrenza, ma in realtà non è affatto così… focalizzatevi prima sui fondamentali, prima di attivare l’esplorazione delle opportunità.
Sarebbe un grave errore proiettarsi nel futuro quando ci sono delle minacce nel presente che richiedono seri interventi immediati. Prima le radici in orizzontale, poi lo sviluppo in verticale.
Bamboo Strategy: perché ci piace la Strategia Bambù?
La Bamboo Strategy ci piace perché incorpora, nello sviluppo strategico, un approccio design-oriented, aperto alla prototipazione e alla sperimentazione, ai test e alla misurazione dei testi, alla continua innovazione dei modelli di business. E quindi è legata da un filo sottile che la collega al business design, una metodologia attuale che applica i principi del design thinking alla sfera del business.
Ci piace perché è la migliore risposta alla disruption, e consente di disporre di una struttura agile e flessibile. Una struttura capace di far leva sullo strategic foresight, che non rimarrà quindi un puro esercizio astratto di anticipazione del futuro.
E ci piace perché certamente lavorare in una azienda-bambù e molto più stimolante che lavorare in un’azienda-cristallo… pur ricordando sempre che l’investitore potrebbe vivere la dinamicità dell’azienda-bambù in maniera molto diversa. Diciamolo apertamente: il primo requisito per l’investitore dell’azienda-bambù è quello di mantenere i nervi saldi, avendo di fronte un’azienda che non fa della prevedibilità e della sicurezza la sua priorità strategica.
E ora non ci resta che attendere il libro di imminente pubblicazione che è stato annunciato da Veronique Nguyen, alla quale auguro ogni successo per questo suo lavoro di ricerca così stimolante.
E nell’attesa, vi lascio con questa domanda forse un po’ bizzarra sulla Strategia Bambù: è un concetto applicabile anche alla nostra sfera professionale personale? Come professionisti abbiamo salde competenze, sempre in continuo arricchimento? Siamo pronti a uscire fuori dalla nostra comfort zone e metterci in gioco in nuove aree alla ricerca di opportunità? Siamo aperti ad abbracciare il cambiamento. fiduciosi della solidità e vitalità delle nostre radici? Pensateci.
Per approfondimenti
Segnalo l’articolo scritto da Véronique Nguyen e pubblicato sul sito del bsuiness magazine Forbes: “Practical new tools to replace Porter and Blue Ocean”.
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